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Autore:
Bertolt Brecht |
Adattamento:
Lisa Ferlazzo Natoli |
Regia:
Lisa Ferlazzo Natoli |
Scene:
Fabiana Di Marco, Marianne Ferrand |
Costumi:
Gianluca Falaschi |
Cori
e canzoni:
Marta Zanazzi
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Luci:
Luigi Biondi |
Produzione:
TSI La Fabbrica dell’Attore,
centro internazionale “La Cometa” |
Interpreti:
Fortunato
Leccese, Giordano Di Palma, Christian Piscitelli, Fabio
Monaco, Selene D’Alesandro, Simone Castano, Matteo
Latino, Simone Barraco, Ramona Nardò, Elisa Porciatti,
Emanuela Lumare, Kadia Baston, Imma Lombardi, Chiara Lombardo |
Anno
di produzione:
2009 |
Genere:
dramma |
In
scena:
fino al 22 Febbraio al Teatro
Vascello di Roma | orari: dal martedì al
sabato ore 21.00 domenica ore 17.00 | biglietteria:
Intero € 15.00 ridotto € 12.00, scuole e università
10,00 euro
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Entrano
tutti assieme gli spettatori nella sala soffusamente
illuminata, accolti dalla musica di un pianista con
la tuba mentre le ultime file sono occupate da personaggi
di primo Novecento vestiti. E’ la sala del teatro
Vascello dove è in scena fino al 22 febbraio
Ascesa e rovina della città
di Mahagonny di Bertolt Brecht, opera musicale
teatrale nata dalla collaborazione tra il drammaturgo
tedesco e il musicista Kurt Weill.
Mahagonny è una città costruita dal
nulla, un esperimento sociologico basato su una curiosa
forma di anarchia, dove tutto è permesso, dove
vige una sola regola: “Tenete a mente: prima
mangiare, numero due d’amor l’incanto,
terzo, la boxe non tralasciare, quarto sborniarsi
e questo è quanto. Ma sia ben chiaro che qui
da noi nulla è proibito”. Una città
dove è il denaro a muovere tutto, dove la sua
mancanza è “il massimo dei delitti che
possano darsi sulla terra”, dove un mancato
pagamento può venire punito con la morte.
Un lavoro depauperato della parte musicale, lasciando
solo l’anima di ferro in modo da mettere brutalmente
in scena un’ “opera gastronomica”
(come chiedeva Brecht), e divertita. Si lasci al pubblico,
solo dopo, il compito di fare i conti con la natura
di quella tavola riccamente imbandita per lui. Una
riscrittura brechtiana, dove partendo dall’originale
si azzardano biografie e nuovi personaggi, rifondando
una Mahagonny fatta di nuove città e di uomini
e donne sconosciuti.
Un’opera capace di descrivere l'anarchia della
società dei consumi, la falsità e l’insita
debolezza del sistema capitalista, premonitrice di
un epoca (scritta tra il 1927 ed il 1929, poco prima
della Grande Depressione) e quanto mai attuale.
La messa in scena ripercorre i dettami brechtiani
del teatro basato sull’alienazione, con la rottura
della quarta parete scenica, ed una scenografia che
definiremmo oggi multimediale basata su proiezioni
di frasi, foto, immagini, filmati e personaggi che
utilizzano cartelli in scena a coronamento di una
recitazione volutamente forzata, teatrale, antinaturalistica.
[fabio melandri]
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