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Autore:
Nino Martoglio |
Regia:
Antonello
Capodici |
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Scene:
Salvo Manciagli |
Costumi:
Carmen Ragonese e Riccardo Cappello |
Luci:
Moonlight di Riccardo Nicoloso
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Musica:
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Produzione:
Teatro Al Massimo Stabile di Palermo |
Interpreti:
Patrizia Pellegrino,Enrico Guarnieri, Vincenzo Volo, Cosimo
Coltraro, Carmelo Di Salvo, Rosario Marco Amato, Mirella
Petralia, Nadia De Luca, Mario Sapienza, Amalia Contarini |
Anno
di produzione:
2011 |
Genere:
commedia |
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“L’aria
del continente” è uno spettacolo
che sorprende per semplicità e tradizionalismo.
La commedia di Nino Martoglio, ambientata nei primi
del 900, narra le avventure del ricco possidente Duccio
Cola (Enrico Guarnieri), di un piccolo paese siciliano
che si reca a Roma per in intervento chirurgico di
appendicite. Galeotta la trasferta, Duccio si innamora
della soubrette Milla, (Patrizia Pellegrino) che lo
segue in Sicilia, portando scompiglio nella sua tranquilla
vita familiare isolana.
La
commedia segue meccanismi collaudati, si serve di
personaggi stereotipati e di strafalcioni verbali
(espressione di un linguaggio comico inflazionato,
che ricordano il Nino Frassica televisivo). Comicità
troppo convenzionale, nonostante il testo sia ben
scritto, per far ridere: basti pensare che la risata
nasce dalla sorpresa, dall’imprevisto, dalla
rottura di una consuetudine. E qui è tutto
molto prevedibile, dall’inizio alla fine.
Facile
immaginare che una soubrette abituata ai teatri della
capitale sarà in grado di affascinare e stordire
i compaesani di Duccio, così come normale è
la reazione della sorella-padrona di casa, Mariastella,
tutrice dello status quo familiare. Il personaggio
di Duccio è bonario, si gode la sua felicità
illusoria, ma nei monologhi fuori scena emerge l'amarezza,
la malinconia della sua solitudine, che anticipano
l’epilogo finale.
Enrico
Guarnieri è molto versatile, abile nel passare
dal registro del signorotto di campagna all’uomo
malinconico. Patrizia Pellegrino interpreta il suo
personaggio televisivo con l’abituale leggerezza
e entusiasmo, con tempi e voce poco teatrali. Tutti
gli altri interpreti sono molto bravi nel dar vita
a personaggi che sembrano uscire da un romanzo di
Verga.
Da
ricordare il breve momento di intensità, regalato
da uno dei compaesani di Duccio (Rosario Marco Amato)
che canta una canzone d’amore in dialetto siciliano
accompagnato dalla chitarra.
Nel
complesso uno spettacolo tradizionale, dal risultato
sicuro, ma senza brividi.
[deborah ferrucci]
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