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Anno
2011
Genere
musical
In
scena
in
turne
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Autore |
Toni
Verde, Daniela Fusco |
Regia |
Toni
Verde |
Scene |
Massimo
Merenda |
Coreografie |
Kristian
Cellini |
Costumi |
Lucia
Shevchenko |
Luci |
Mario
Esposito |
Musica |
Toni Verde |
Interpreti |
Valentina
Spreca, Diego Marchesi, Maria Teresa D'Allse, Alessandro
Campone, Piero Mazzocchetti, Leon Cino, Giuseppe Pellingra,
Lucia Casagrande Raffi |
Produzione |
Arca
di Giada |
Compagnia |
- |
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La
migliore definizione è stata data da una spettatrice
all'uscita dello spettacolo: “Non sono riuscita neanche
a dormire, tanto la musica era fracassona”.
E proprio fracassone, eccessivo e barocco è lo spettacolo
L'arca di Giada,
musical Fantasy 3DLive di Toni Verde. Un accumulo di idee alcune
buone altre meno, di personaggi poco funzionali alla comprensione
della storia, un intreccio che avrebbe richiesto tempi più
lunghi e invece compressi in due ore appare come la parodia
di una telenovelas in cui si passa di palo in frasca senza logicità.
Le animazioni 3D, arma innovativa dello spettacolo, alla lunga
risultano irritanti per il tentativo di raccontare piuttosto
che mostrare la storia, rallentando il ritmo di uno spettacolo
che già di suo non brilla per leggerezza ed originalità.
Tutto inizia in un’antica libreria: due ragazzi s’imbattono
nel “Libraio di sogni” che consiglia loro la lettura
di un libro che cambierà per sempre le loro vite. Il
romanzo li trasporterà all'interno di una storia fantastica
in un viaggio attraverso i 4 regni incantati (Regno del Mare,
Regno delle Terre Incantate, Regno dell’Aria e Regno del
Sole), popolati da creature fantastiche e diaboliche. Il monaco
alchimista e perfido Kascir, la principessa predestinata Gioviska,
e il coraggioso cercatore Sansar, lottano per raggiungere il
segreto della Pietra di Giada.
Il tema centrale della storia, la ricerca e la lotta per la
realizzazione dei propri sogni, è più notizia
da pressbook che evidenza dello spettacolo. Gli interpreti,
probabilmente emozionati dallo scenario storico del Teatro Olimpico
di Roma, non sono impeccabili nel canto, rigidi e inverosimili
nel poco recitato.
Purtroppo in Italia il successo di alcuni musical, ha portato
una proliferazione incontrollata di spettacoli inadeguati come
questo, gettando una luce sinistra su alcune operazioni che
appaiono seguire più una moda diffusa, che non reale
interesse per il genere. Le stesse musiche (di norma punto di
forza), mancano di riconoscibilità ed incidenza, difficilmente
ricordabili; manca il climax musicale e narrativo. L'unico risultato
è di travolgere la platea in un accumulo inefficace di
elementi polisemici e multimediali.
[fabio melandri]
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