Autore
Paolo Poli
Regia
Paolo Poli
Scene
Emanuele Luzzati
Costumi
Emanuele Luzzati
Luci
Alessandro D'Antonio
Coreografie
Musica
 Jacqueline Perrotin
Portare in palcoscenico le poesie di Giovanni Pascoli (1855-1912), specchio di un'Italia preindustriale, incolta e ancorata al ciclo delle stagioni, è un'operazione che corre il rischio di produrre un effetto a metà tra il nostalgico e il retorico, a meno che l'autore dello spettacolo non possegga l'irriverenza creativa di Paolo Poli. Da "Myricae" ai "Poemetti", da i "Canti di Castelvecchio" ai "Poemi conviviali", Poli ripercorre la storia e la geografia della poesia di Pascoli, declamandone i versi con la ritmica fanciullesca che si usava a scuola, quando si imparavano a memoria. In questa sorta di cover scanzonata e giocosa che annovera perle come "La cucitrice", "L'assiulo" e "La morte del Papa", l'attore viene accompagnato da Fabrizio Casagrande, Daniele Corsetti, Alberto Gamberini e Giovanni Siniscalco. Senza scostarsi troppo dalla struttura degli ultimi spettacoli, Poli affianca ai versi alcuni riusciti intermezzi musicali: brani dell'epoca giolittiana come "L'ultima canzone" di Francesco Paolo Tosti, "Fate la nanna coscine di pollo" e "Addio Lugano bella".

A 84 anni suonati, Paolo Poli continua a fare leva sulla sua gioiosa inventiva per costruire uno spettacolo leggero ed originale, da cui emerge il ritratto di un Paese che vive la sua età dell'innocenza, immerso nei cliché della belle époque, nei motti patriottici dell'impresa libica e nelle rivendicazioni sociali degli anarchici. Alla riuscita di "Aquiloni" contribuiscono anche i quattro attori che, quasi senza posa, si muovono in scena dall'inizio alla fine, intenti a ballare ogni genere di brano e a recitare Pascoli con voci tanto impostate da sembrare artificiose. I dipinti di Lele Luzzati, che rimandano alla pittura iperrealista dei post macchiaioli o alle sfumature arboree del gusto liberty dominante nei primi anni del secolo scorso, rappresentano l'elemento visivo più azzeccato, di una scenografia talvolta troppo pesante. Il travestimento si conferma anche in quest'opera uno degli elementi chiave del teatro di Paolo Poli e non è un caso che i costumi, firmati da Santuzza Calì, risultino di un'eleganza assai curata, sia che l'attore fiorentino indossi un candido abito da sera, sia che si presenti in scena con il sombrero da messicano. Le luci, mai troppo policrome, si limitano ad assecondare i movimenti di scena. [valerio refat]

Interpreti
Paolo Poli, Fabrizio Casagrande, Daniele Corsetti, Alberto Gamberini, Giovanni Siniscalco
Produzione
In scena
fino all'8 Dicembre al Teatro Ghione | Roma
Anno
2012
Genere
musicale