L'appartamento
Autore: Billy Wilder, I.A.L. Diamond
Regia: Patrick Rossi Gastaldi
Scene: Luca Nardelli Costumi: Cristiana Ricceri
Luci: Mario Esposito Musica: Antonino Armagno
Produzione: Antheia

Interpreti: Massimo Dapporto, Benedicta Broccoli, Rossana Bonafede, Riccardo Peroni, Carlo Ragone, Riccardo Maria Tarci

Anno di produzione: 2010 Genere: commedia
In scena: in turnè

C.C. "Bud" Buxter (Massimo Dapporto), impiegato ambizioso di una grande società di assicurazioni, sa mettersi in luce con i superiori prestando ai più libertini. Il suo appartamento. Spera così in una fulminante carriera. Paga il prezzo di piccoli disagi che scaturiscono in gag esilaranti con vicini e colleghi. La voce si sparge fino ai piani alti dell'azienda e finalmente può lasciare a J. D. Sheldrake, il grande direttore, campo libero nel suo appartamento. Ma, sorpresa delle sorprese, apprende a malincuore che la gentile accompagnatrice del capo è la donna dei suoi sogni: Fran Kubelik (Benedicta Boccoli) gentile, discreta, ricercatissima, inarrivabile "ragazza dell'ascensore". A questo punto Bud dovrà prendere la decisione della vita: perdere l'amore o il lavoro?
Questo il plot de "L'appartamento", commedia scritta da Billy Wilder e I. A. L. Diamond trasposta sullo schermo nel 1960 dallo stesso Wilder con Jack Lemmon e Shirley MacLaine e vincitrice di 5 premi Oscar (regista, sceneggiatura originale, montaggio e scenografia).

Il regista così spiega la commedia: "Può l'amore vincere sulla carriera? Si, questa commedia, lucida, cinica, amara e divertente del grande Billy Wilder dà una risposta affermativa pur mettendo a nudo una società e un mondo del lavoro basati sull'ambizione, il denaro e la costante ricerca di un miglioramento sociale. I "piccoli disagi" diventano però "grandi rinunce", quando si parla d'Amore e allora libero spazio al lieto fine in barba ai soldi, alla carriera e al successo. In senso metaforico "l'appartamento" potrebbe essere sottotitolato "come riconquistare l'innocenza perduta".

Il risultato è però discontinuo e non del tutto convincente. Il primo atto splende per brillantezza interpretativa e ritmo narrativo, con cambi di scena funzionali affidati ad una macchina scenica circolare con piattaforma rotatoria. I problemi sorgono dopo l'intervallo, dove la leggerezza del testo è appesantita da una certa dose di stanchezza e ripetitività dei meccanismi scenici e "ritornelli" recitativi che invece di chiamare la risata, appesantiscono le palpebre degli astanti. Messa in scena chiaroscurale, con la luce che si accende solo ad intermittenza.
[fabio melandri]