Una
scena spoglia e accurata accoglie il pubblico. L'atmosfera
è sospesa. Sfondo grigio, un cono di luce che
filtra da una finestra, due candelieri accesi, una
poltrona e un divano colorati, un cactus. La scenografia
preannuncia morbidezza, ma anche bisticci, crisi,
confessioni amorose sull’orlo del precipizio.
L’eterna danza di amore e morte. Arriva la coppia
di giocatori d’azzardo: lei e lui. La donne
è in veste da camera, indossa occhiali per
una cecità fisica e psicologica che esclude
il mondo esterno e vive una realtà claustrofobica,
che ha tuttavia un suo calore, una ragion d’essere.
L'uomo è romantico, sognatore, ricorda un passato
di amore con lei e che vorrebbe rivivere, per distoglierla
dai tentativi di suicidio.
In
mezzo a loro le scommesse sulle corse dei cavalli.
Lei punta sempre sul cavallo perdente, lui intuisce
il vincente, ma ha bisogno dei soldi di lei: la richiesta
gli viene sempre negata. Lei preferisce donarli in
beneficenza ai craniolesi, creature per cui prova
empatia in virtù di feroci mal di testa di
cui soffre: “Cani che le tormentano il cervello”.
Il
testo è asciutto, ironico, lascia spazio ai
protagonisti che vivono la vita di coppia sul palcoscenico.
Annamaria Guarnieri e Luciano Virgilio non recitano,
sono i loro ruoli. Lei ricorda il personaggio cinematografico
interpretato da Shirley Maclaine “Irma la dolce”:
un po’ svampita, eterna bambina capricciosa,
che finge le crisi per attirare l’attenzione.
Lui fluisce nella parte, la tiene nel recinto della
vita, prendendola per i piedi, bluffando sulla luce
del giorno, facendole sognare operazioni chirurgiche
che le restituiranno la vita.
È
il gioco che li tiene insieme, giocano per vivere,
il gioco è la loro vita. Anche qui, come nel
film “Another Year”, s'intravede un elogio,
un’armonia di una coppia che sopravvive alle
avversità e alle delusioni, all’usura
del tempo e delle abitudini, che trova nel gioco la
sua ragion d’essere. Nel film di Mike Leigh
la coppia giocava con l’orto, qui giocano con
i cavalli. Che la coppia sia tornata di moda?
Spettacolo
dolce, armonioso, fluido. Non si può dire tragico,
perché i dolori non arrivano mai all’estremo;
non è comico, è ironico, con lo sguardo
di chi ha vissuto intensamente e si gode la pacatezza
della saggezza. Intenso.
[deborah ferrucci]