Anna
Cappelli è di Orvieto. Anna Cappelli
lavora come impiegata al Comune di Latina. Anna Cappelli vive
in affitto in una casa che non è sua. Anna Cappelli odia
la padrona di casa, la signora Tavernini. Anna Cappelli indossa
un cappottino giallo. Anna Cappelli vuole una casa tutta sua.
Anna Cappelli nella cucina in comune la sera cucina. Anna Cappelli
odia gli animali. Anna Cappelli vuole una casa tutta sua. Anna
Cappelli incontra il ragioniere Tonino Scarpa, proprietario
di una casa con dodici stanze. Anna Cappelli vuole una casa
tutta sua…
Anna
Cappelli è Maria Paiato, in un’interpretazione
impeccabile. Diretta da Pierpaolo Sepe, che con questa regia
si è aggiudicato il premio marte Award 2012, è
sola in scena, con il suo corpo e la sua voce. Alle sue spalle
una parete di metallo (scene di Francesco Ghisu) traboccante
di una cosa sola, del nome di Anna Cappelli. Sono le luci
di Carmine Pierri e i movimenti dell’attrice a ‘fermare’
i luoghi.
Lo spettacolo studio,
scritto da Annibale Ruccello, è una prova d’attrice
che la Paiato rende alla perfezione. Sepe ha dichiarato: «Maria
ed io abbiamo deciso di continuare a studiare le possibilità
di messa in scena del monologo. Dopo il lavoro su Erodiade
di Giovanni Testori, abbiamo pensato di affrontare Anna Cappelli
di Annibale Ruccello. Il testo è insidioso e pieno
di trabocchetti. Il delirio naturalistico e minimale, ambientato
in una miserabile Italietta degli anni Sessanta a una lettura
poco attenta può sembrare scarsamente dotato di una
vena originaria limpida e necessaria; ma a uno sguardo più
accorto non sfugge la mostruosa e depravata sottocultura piccolo-borghese
che invade ogni respiro del dramma, incarnandosi in una donnina
in apparenza docile e insignificante». Tutto scorre
fluido e coinvolgente nel monologo in cui si alternano dialoghi,
pensieri e desideri. Fino alla decisione registica finale
di mettere a tacere la Paiato fisica e di lasciar parlare
la sua voce registrata, la mente che lascia il corpo. Una
scelta che lascia un sapore amaro in bocca: la Paiato è
così brava che la si vorrebbe presente fino all’ultimo
istante. Da non perdere.
[valentina venturi]