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Autore |
Paolo
Rossi, Stefano Dongetti, Alessandro Mizzi, Riccardo
Piferi, Gaia Rayneri
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Regia |
Paolo
Rossi |
Scene |
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Musica
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Emanuele
Dell’Aquila, eseguite dal vivo da “I
Virtuosi del Carso” (Emanuele Dell'Aquila
- chitarre, Alex Orciari - contabbasso, Stefan
Bembi - fisarmonica, Denis Beganovic - fiati,
Mariaberta Blaškovic - violoncello, David
Morgan - percussioni)
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“L’amore
è un cane blu. La conquista dell’est”.
Ha un titolo dal sapore onirico (e si conferma tale
anche dopo la visione) il nuovo spettacolo di Paolo
Rossi, in cartellone al teatro Vittoria di Roma.
In sala, ad accogliere lo spettatore il simpatico andirivieni
degli attori-musicisti (l’autentica band di origine
balcanica “I virtuosi del Carso”, capitanata
dal pugliese Emanuele Dell’Aquila) che accompagnano
in concerto il One man show. Questi curiosi personaggi
catturano l’interesse del pubblico nel prepararsi
pseudo-seriamente alla performance, ridicolmente agghindati
in stile “Old West”. Sullo sfondo, un ensamble
di mobili sparsi misti a strumenti musicali e manifesti
vari (che dichiarano apertamente «siamo in prova»):
sembrano voler trasmette l’idea di uno spettacolo
che si replica per la prima volta. Poco male, giacché
l’entrata in scena del capocomico, che si auspica
dia un senso (o quantomeno un ordine) a questa combriccola
di sciroccati, non intende cambiare di molto le aspettative
del pubblico. Rossi mette subito in chiaro il fine della
rappresentazione: è il banco di prova per un
futuro film. Finto o reale che sia, è il pretesto
con cui chiamare furbescamente lo spettatore a prendere
una posizione ed evitare di relegarlo a mero fruitore
passivo della vicenda.
Quella
che l’attore (originario di Monfalcone) racconta
è la storia di un uomo che si perde sull’altopiano
del Carso, quale metafora del disorientamento contemporaneo
del nostro Paese. Un paradossale smarrimento che ci
sorprende proprio nei luoghi a noi più familiari
e che dovrebbero esserci amici, ma che in realtà
si rivelano anch’essi fatalmente ostili. Partendo
dalla narrazione sconclusionata delle assurde vicissitudini
di questo personaggio autobiografico (eccheggianti
al mito di Orfeo e Euridice), nascono considerazioni
di un’ironia dissacrante, ricche di citazioni
e riferimenti per nulla casuali. Un virtuosismo della
parola e una maestria nei rocamboleschi agganci intellettuali
e nell’agile creazione di immagini, che fanno
dell’ultima opera del friulano una proposta
politico-riflessiva che fa ridere di cuore e di testa,
tanto evocativa quanto pragmaticamente poetica, grazie
agli intermezzi musicali (originali e non) dello storico
sodale Dell’Aquila. La conferma, per chi l’avesse
perso di vista negli ultimi anni, che la verve di
Paolo Rossi non è ancora da sottovalutare.
[benedetta
corà]
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Interpreti |
Paolo
Rossi |
Produzione |
La
Corte Ospitale
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In
scena |
fino
al 3 novembre al Teatro Vittoria | Roma |
Anno |
2012 |
Genere |
comico-satirico |
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