“Amnesie
di un viaggiatore senza biglietto” è
l’elogio delle amnesie, che ci consentono di
dimenticare le brutture del mondo. Augusto Fornari,
protagonista dello spettacolo, presenta la carrellata
dei personaggi in modo lieve, poetico, ironico. Entra
nella scena come un viaggiatore stralunato (chiari
i segni dell’impronta della scuola di Gigi Proietti),
le movenze felpate e calibrate, i personaggi studiati
nella parola e nel corpo, la grazia del canto, quella
sana realtà fatta di persone ascoltate e viste
nel mondo di tutti i giorni. Ci riporta al teatro
dì varietà, Fornari ha la stoffa del
mattatore.
Ecco il viaggiatore su un treno che non sa dove arriva;
l’ubriacone filosofo che espone le idee con
la bottiglia in mano, sembra perdere il filo del discorso,
senza smarrirsi in argomenti diversi. I suoi dialoghi
sono circolari, hanno sempre un senso e tornano da
dove sono partiti. Ecco allora il fabbricatore di
bombe; il fratturato a causa di una buca che diventa
sempre più grande, che vanamente cerca di combattere
l’idiozia della burocrazia; l’uomo frequentatore
delle chat su internet, che conosce Gianna71, si prepara
a scaricarla dopo aver consumato il rapporto ma l’esito
non è scontato; l’uomo galante alla Charlie
Chaplin che recita poesie e offre un fiore alla sua
donna, seppure in modo un po’ goffo; il licenziato
scontento, perennemente indifferente alle emozioni
sue e degli altri; il maestro zen, ovvero “L’inzegnante”,
guru della filosofia di vita orientale, con il vaso
pieno di cose essenziali e poco importanti.
Fornari indossa un cappello a cilindro, il frac, riprende
la valigia e porta con sé i personaggi: svanisce,
così come è arrivato. Agli spettatori
lascia un riso amaro, il messaggio di una società
umana che sa tutto delle nuove tecnologie, ma non
conosce la direzione della propria esistenza; utilizza
molteplici mezzi di comunicazione per incontrarsi,
ma non comunica, se non la paura di entrare in relazione
con un altro essere umano, in cui l’onestà
di un cittadino è soggiogata da un cumulo di
regole a volte inutili, funzionali solo ad altre regole.
Umorismo lieve come una carezza: fa ridere, riflettere,
senza aggressività o volgarità gratuite.
Spettacolo di classe.
[deborah
ferrucci]