Con
la forza di una raffica di mitra sparata nei bassifondi
di Chicago, il mito di Fred Buscaglione irrompe nell'atmosfera
stantia della musica italiana anni Cinquanta, contrassegnata
dalle melodie dei primi festival di Sanremo, da "Papaveri
e papere" a "Borgo antico", con un
pubblico atrofizzato che affolla le balere per muoversi
in pista al ritmo di "Romagna mia".
L'incontro di Ferdinando con Freddy, dall'anima decisamente
soul e dai lunghi trascorsi nella Chicago di Al Capone,
terra del vizio e del peccato, è il fulcro
di una storia fantastica che intende riportare alla
luce la breve ma folgorante carriera di uno degli
artisti più moderni della musica italiana.
Barattata l'anima a beneficio di uno stile unico e
inconfondibile, con il supporto interessato di Freddy,
Ferdinando lascia il posto a Fred Buscaglione "il
duro di Chicago" dalla perenne sigaretta in bocca
che lancia sulla scena, uno dopo l'altro, successi
come "Whiskey facile", "Che bambola",
"Eri piccola così", "Criminalmente
bella".
Quando poi arriva l'ora di presentare il conto a Ferdinando,
ormai diventato una star nazionale, in odore di partecipare
a "Canzonissima" e al "Musichiere",
il diavolo non sembra più cosi' convinto di
prendersi quell'anima soul che ha contribuito a creare.
Messo in scena dalla compagnia Racconti Teatrali,
"L'amico di Fred"
è un racconto che si snoda attraverso le canzoni
di Fred Buscaglione, eseguite dal vivo da Andrea Murchio.
In particolare va segnalata l'interpretazione dell'evergreen
"Guarda che luna". La scenografia, scarna
ma funzionale, mette in primo piano un pianoforte,
un tavolo da bar e l'immancabile bottiglia di whiskey.
Pierpaolo Palladino, regista e autore dei testi, veste
con bravura i panni, rigorosamente anni Cinquanta,
del diavolo-artista pronto ad attrarre a sé
acerbi talenti in cerca di autore. [valerio
refat]