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Autore:
William Shakespeare |
Adattamento
e Regia:
Gabriele Linari |
Scene
e costumi :
Francesca Serpe |
Luci:
Flavio Mainella |
Riprese
video: Massimiliano Zeuli |
Produzione:
Compagnia di prosa Annabella Schiavone, IMAIE |
Interpreti:
Gino Auriuso, Manuel Fiorentini, Alessandro Porcu, Raffaella
Cavallaro, Antonella Schiavone, Peppe Bosone |
Anno
di produzione:
2007 |
Genere:
commedia |
In
scena:
6 - 25 novembre 2007, ore 21:30, domenica ore 18, Casa
delle Culture, via S. Crisogono 45, Roma, tel: 06.58333253
06.58157182 |
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Un Amleto apparentemente difforme rispetto alla scrittura
shakespeariana, ma tanto più conforme, quanto
più sembra distanziarsene, alla sua essenza profonda
e quanto mai attuale. Quella dell’inadeguatezza,
dello spaesamento, dell’incapacità a stare
al mondo propri di un’esistenza scissa tra il
peso di una carne in progressivo decadimento e l’inconsistenza
dei pur dolorosi pensieri. Un’esistenza resa tale
dalla totale mancanza di punti di riferimento, dalla
tragica latitanza dei padri. L’esistenza di tutti
noi.
Ecco allora che l’Elsinore di Linari ci rimanda,
come in uno specchio, l’immagine del nostro mondo:
un mondo sterile, improduttivo, in cui i padri o sono
morti o sono feticci, inutili forme di una guida perduta,
non visibili; in cui rimangono i figli con le loro irrisolte
domande, le mogli con le loro inespiate colpe, i fratelli
sporchi dei loro inevitabili delitti. Attenuata la forza
dei sentimenti che legano tra loro i personaggi, lo
spettacolo mette in luce, all’opposto, la condizione
che tutti li accomuna, e che rende tutti simili al giovane
principe: l’essere “altro”.
Note
di regia:
In una terra ricca solo di desolazione, un paese allo
sbando, stancamente uscito da una qualche tempesta,
non c'è più posto per i padri. Figli,
fratelli e mogli vagano sperduti in una continua,
stanca ricerca di un appiglio. Così è
l'uomo della nostra Elsinore. Figure smorte di una
festa ormai finita, volti affranti, spiriti insonni.
Non c'è l'altro Amleto, padre del giovane protagonista
e non c'è (nella nostra scena) traccia dell'altro
“padre”: Polonio. Polonio, nel nostro
Amleto, è non-presente, ancora prima della
sua tragica scomparsa. Abbiamo scelto di far tacere,
di far “sparire” il personaggio del ridondante
genitore di Ofelia e Laerte, per acuire la mancanza
di genitori, per rendere tutto il mondo circostante
ancora più inadeguato e precario. Un mondo
in cui, alla fine, ci sarà posto solo per il
silenzio, per l'inadeguatezza, la goffaggine di vivere
in una terra desolata dove un dio, forse, non è
mai esistito.
Abbiamo seguito la storia come vedendola con l'occhio
decomposto del principe danese: un incubo costante,
un Amleto “altro”, un altro Amleto da
far morire, altri dolori da acuire, altro teatro –
nonostante tutto – da portare a termine...
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