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Autore:
Eugenio de' Giorgi |
Adattamento:
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Regia:
Massimo Navone |
Scene:
Emanuele Luzzati, Roberto Rebaudengo |
Produzione: Associazione
Teatrale DUENDE |
Interpreti:
Eugenio
de' Giorgi |
Anno
di produzione:
2007 |
Genere:
commedia |
In
scena:
Dall'8 al 13 aprile al Teatro Belli di Roma. Piazza
Sant'Apollonia, 11/a – Tel 06 58 94 875
Orari:
dal martedì al sabato alle ore 21,00 –
domenica alle ore 17,30
Prezzi: Interi € 16,00 – Ridotti €
11,00
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Il
ghetto di Venezia ha una storia lunga ed articolata.
L’intenzione teatrale di Eugenio de' Giorni,
autore e interprete dello spettacolo in scena al teatro
Belli di Roma fino al 13 aprile, è di far rivivere
personaggi storici e situazioni di vita quotidiana
ad uno spettatore attento e incuriosito. Sul palcoscenico,
infatti, c’è solo de' Giorni e intorno
per metà dello spettacolo ci sono dei teli
bianchi, necessari per coprire una suggestiva “ambientazione”.
All’interno della pittoresca Venezia del Cinquecento,
nata dalla pirotecnica fantasia di Emanuele Luzzati,
fra giochi vocali e improvvise immedesimazioni, il
protagonista riveste il ruolo di affabulatore e insieme
cantastorie. Si inizia dal frate domenicano Tommaso
Torquemada (Inquisizione 1492), responsabile della
cacciata degli ebrei dalla Spagna e si passa per il
marrano (equivalente di maiale) Giuseppe Franoso il
quale, per superare l’indigenza, si fece battezzare
quattro volte. Segue Leone da Modena (1600), il più
famoso e discusso rabbino veneziano, dedito ai piaceri
del gioco: le mani lo invitano a lasciarsi andare!
Non manca una donna: la poetessa Sara Copio Sullam,
detta “la bella ebrea”, e nemmeno il profeta
Nathan di Gaza (1660), che a Venezia si spacciò
per il falso Messia Shabbataizvi. Lentamente e quasi
senza accorgersene, la platea si ritrova infine catapultata
nel Novecento, per l’esattezza nel 1940, a Terezin.
Due sono i temi principali e di grande rilievo storico
e sociale che emergono: la segregazione e la persecuzione
degli ebrei.
Con continue modulazioni vocali, Eugenio de' Giorni
entra ed esce dai personaggi evocati, riuscendo a
far rivivere individui appartenenti alla storia del
popolo ebraico veneziano, tra battute e ironie. Spettacolo
essenziale, dominato dal camaleontico protagonista:
luci semplici (solo alla fine diventano potenti),
scena relativamente spoglia ma funzionale e movimenti
strategici che aiutano l’immedesimazione. Al
teatro Belli è di scena la coscienza storica.
[valentina
venturi]
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