“Ancora
qualche annetto e poi addio Gori”. Questa
frase potrebbe sembrare profetica, visto e considerato
che Alessandro Benvenuti la fa pronunciare a Gino Gori
in uno dei momenti più importanti dello spettacolo
Addio Gori, in scena al
Teatro della Cometa di Roma, in prima nazionale. Per
il terzo episodio, dopo il Natale raccontato in Benvenuti
a casa Gori nel 1986 e dopo un funerale in Ritorno
a casa Gori del 1994, Benvenuti e Ugo Chiti mettono
al centro della vicenda un matrimonio, quello di Samantha
Pecchioli e il compleanno di Gino.
In scena c’è solo lui, con indosso lo smoking
di sempre e la sua notevole capacità recitativa
di passare da un anziano zio ad una giovane sposa. “Gino
dopo tutto è mio padre – dichiara
Benvenuti -. Nella realtà è mancato
cinque minuti dopo che finissi di scrivere il testo.
Sono venti anni in smoking a raccontare i crucci, i
pensieri, le gioie e i drammi piccoli e grandi di una
famiglia operaia. La mia famiglia, mia madre, mio padre
che sono diventati il divertimento e lo specchio per
tante, tante, decine di migliaia di persone che hanno
riso con loro e con loro si sono identificati arrivando
a sentirli come parenti, come sangue del loro stesso
sangue”.
La novità di questo capitolo è la forte
presenza dell’attualità. “Al
di là delle patologie familiari che fanno sempre
e comunque ridere – prosegue l’attore
-, abbiamo inserito l’attualità più
stretta. Il caso Parmalat, la televisione e le sue creature.
È un segnale importante: io e Ugo siamo cresciuti
e vogliamo dimostrarlo”.
Ottanta minuti di risate, sorrisi, riflessioni e intimità.
C’è tempo fino al 7 gennaio per entrare
nella via della famiglia toscana più nota al
pubblico. Per chi desiderasse ripassare le vicende dei
Gori, il 26-27-28 dicembre è in scena Benvenuti
in casa Gori e il 29 e 30 Ritorno
a casa Gori. Nonostante si tratti del terzo atto
dedicato alle avventure di questa ideale famiglia toscana,
non è detta l’ultima parola. Lo stesso
Benvenuti ha dichiarato: “Potrebbe non essere
un vero e proprio addio. Io e Ugo abbiamo deciso di
lasciare tutto aperto, comunque…”.
[valentina venturi] |
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