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Autore:
Michael Bennett, scritto da James Kirkwood e Nicholas
Dante, musiche di Marvin Hamlisch |
Traduzione:
Gerolamo Alchieri, Michele Renzullo, Saverio Marconi |
Regia:
Saverio Marconi, Baayork Lee |
Scene:
Robin Wagner riadattate da Gabriele Moreschi |
Costumi:
Theoni V. Aldredge |
Coreografie:
Bob Avian |
Produzione:
Compagnia della Rancia, Giacaranda |
Interpreti:
Christian Amadori, Lucia Blanco, Federica Capra, Andrea
Cerchia, Paola Ciccarelli, Roberto Colombo, Simone Di
Bucci, Aldo Esposito, Antonio Franco, Giuseppe Galizia,
Lynn Jamieson, Floriana Monici, Fabio Monti, Fiorella
Nolis, Paola Quilli, Laura Safina, Annamaria Schiattarella,
Luca Spadaio, Gianluca Spatti, Maria Grazia Valentino,
Guy Van Damme, Nicola Zamperetti, Manuela Zero |
Anno
di produzione:
1990 |
Genere:
musical |
In
scena:
fino al 24 febbraio al Teatro Brancaccio - Roma |
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Nella
penombra di un teatro, su un palcoscenico con una lunga
linea bianca, l’audizione per un nuovo musical
di Broadway è quasi finita. Sono rimasti soltanto
diciassette ballerini.
Per loro questa è l’occasione della vita.
Lavorare in uno spettacolo è ciò che desiderano
più di ogni altra cosa, un traguardo per raggiungere
il quale hanno dedicato ore e ore all’allenamento,
ogni giorno della loro vita.
È la chance (forse l’ultima per alcuni)
per fare ciò che hanno sempre sognato: non essere
la star dello spettacolo, ma almeno ottenere un lavoro
come ballerini di fila e avere così la possibilità
di continuare a danzare e andare avanti.
Ma, prima della scelta finale, il regista Zach vuole
conoscerli più a fondo e capire cosa li abbia
portati ad essere ballerini; chiede delle loro famiglie,
dei loro amici, amanti, delle loro ambizioni e carriere.
Uno per uno si fanno avanti…Alcuni sono timidi
o riluttanti, altri felici di aprirsi e rivelare i loro
pensieri più intimi; tutti per essere scritturati
devono mettersi a nudo. Solo per otto di loro, alla
fine si accenderanno le luci del palcoscenico.
Dopo Broadway ed il West End londinese, anche a Roma
finalmente si respira l’aria del grande musical
americano. Il merito è del nuovo allestimento
di A Chorus Line, musical
reso noto al grande pubblico dall’omonima pellicola
diretta da Sir Richard Attenborough con Michael Douglas.
Concepito e originariamente diretto da Michael Bennett,
scritto da James Kirkwood e Nicholas Dante, con le bellissime
musiche di Marvin Hamlisch, il musical nasce nel 1974
da un workshop in cui un gruppo di ballerini (i cosiddetti
“gypsies”, coloro che passano da un musical
all’altro), dopo le prove di uno spettacolo, si
incontrano per parlare delle proprie esperienze personali
e professionali,
e di come la danza abbia condizionato le loro vite.
L’incontro fu registrato su un nastro e trascritto:
da lì fu tratto il testo dello spettacolo. Dopo
la leggendaria prima del 25 luglio 1975 al Public Theatre
di New York, alla presenza di 300 spettatori, partì
un passaparola che portò a una svolta nella storia
di Broadway: era nato il “Re dei musical”.
Lo spettacolo, negli anni, è stato rappresentato
in oltre 22 paesi nel mondo, 104 città negli
Usa e ha coinvolto, solo a Broadway, oltre 500 performers.
L’allestimento italiano è a cura de La
Compagnia della Rancia che dopo alcuni spettacoli strapaesani,
che puntavano più sul nome di derivazione televisiva
che non sul talento di tanti misconosciuti, si rende
protagonista di un allestimento con i fiocchi, grazie
ad una regia, di Saverio Marconi sulle coreografie originali
e regia americana di Baayork Lee, lucida, semplice,
mai pretenziosa ma al servizio della storia e dei personaggi.
Chorus Line, è un raro esempio di opera corale,
con 17 protagonisti principali sempre in scena ininterrottamente.
Marconi, rinunciando al grande nome di richiamo a favore
di giovani rampanti, ha costruito un cast perfetto in
un recitato di grande valenza evocativa, in un cantato
che esplora le più diverse e varie coloriture
tonali, in un danzato in cui la sincronicità
dei movimenti all’unisono commuove ed emoziona.
Le scenografie nude ed essenziali grazie a continui
giochi di luci e minime macchine sceniche trasportano
lo spettatore continuamente davanti e dietro il sipario,
tra la polvere di funi e macchinari allo scintillio
delle paillettes e delle luci del proscenio.
Uno spettacolo emozionate, divertente, toccante e trascinante
capace di coinvolgere con al forza della semplicità
il pubblico alle sorti dei giovani ballerini, in bilico
continuo tra le luci scintillanti del sogno e le ombre
chiaroscurali della realtà. Se proprio dobbiamo
trovare un appunto da fare è l’insistenza
sull’uso di musiche registrate al posto dell’orchestra
dal vivo come accade a Londra e New York. Immaginiamo
limiti di budget, ma volete mettere il suono puro e
limpido dal vivo? Ad ogni modo, A Chorus Line rimane
uno spettacolo che sarebbe un vero peccato perdere.
[fabio melandri] |
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