Si
sono incontrati per la prima volta all’Università.
Si sono raccolti intorno alla figura del ballerino-coreografo
Ryoheu Kondo - autore di numerose coreografie, tra cui
il film “The Happiness of the Katakuri Family
di Takashi Miike (2002) e definito “il più
promettente coreografo del XXI secolo” - e dal
Giappone, dove sono popolarissimi, sono partiti per
lunghe turnè in giro per il mondo toccando i
palcoscenici di Stati Uniti ed Asia e raccogliendo curiosità,
interesse, deliri. Gli stessi che hanno accompagnato
la loro esibizione in anteprima assoluta per l’Italia,
a Roma al Parco della Musica, tappa del tour europeo
che li vedrà toccare altre capitali come Londra
e Parigi.
Sono i Condors. 11 artisti poliedrici, tutti uomini,
che si esibiscono vestiti in gakuran, la tipica uniforme
scolastica maschile nera con bottoni metallici.
I loro spettacoli sono un mix folle e disarticolato
di danza, cinema, musica dal vivo, sketch comici-demenziali,
burattini, ombre cinesi e teatro.
Un flusso emotivo ed emozionale introdotto da numeri
di danza che miscelano generi tra loro diversissimi
come la danza classica e l'hip hop, senza trascurare
evidenti riferimenti alla ginnastica artistica.
I loro filmati, parentesi nel flusso narrativo dello
spettacolo, oltre a far rifiatare la compagnia fungono
da raccordi tra uno sketch ed un altro. I numeri teatrali
sono conditi da non-sense, follia e demenzialità
che chi ricorda il programma televisivo della Gialappa’s
Band 'Mai dire banzai', sa essere nelle corde di questo
curioso popolo. Basti solo rammentare il frammento ambientato
nello spazio, in cui due cosmonauti sono costretti –
provateci voi se ci riuscite, i due attori sul palco
lo hanno fatto realmente – a bere una bottiglia
di Coca Cola da 33cl tutta di un fiato seguita da un
piatto di noodles, il tutto rigorosamente a testa in
giù, mentre un compagno vi massaggia nelle parti
intime.
Uno spettacolo difficile da raccontare talmente pieno
di idee, di frammenti interrotti, di un accavallarsi
di performance multidisciplinari e mediali, da far perdere
ogni cognizione spazio temporale, in quanto i Condors
ci trasportano all’interno di un universo globalizzato
e globalizzante in cui contraddizioni e pregi vengono
rappresentati senza soluzione di continuità.
Della serie se non lo vedi non ci credi. [fabio
melandri] |
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