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Anno
2011
Genere
-
In
scena
fino al 18 marzo 2012
Teatro Quirinetta | Roma
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Autore |
Andrea
Bajani |
Regia |
Alfonso
Santagata |
Scene |
Massimo
Violato |
Luci |
Andrea
Violato |
Musica |
Gianmaria Testa |
Interpreti |
Giuseppe
Battiston, Gianmaria Testa |
Produzione |
Produzioni
Fuorivia, Fondazione Teatro Stabile Torino |
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Mucchietti
di vestiti sparsi per il palco; un unico grande mucchio al centro
del quale emerge un Giuseppe Battiston provato, ansimante. “Tea
si è portata via gli armadi, i vestiti me li ha lasciati”.
E Tea ha lasciato anche i suoi di vestiti e quelli di Tommaso,
il figlio. “18 Mila giorni”
è il racconto a due voci di una realtà conosciuta
e subita da molti. In un periodo di crisi finanziaria, di precariato
dominante, il lavoro è lo spartiacque. Chi ce l’ha
e chi, invece, lo ha perso. Battiston è un uomo di 50
anni (ecco i 18 mila giorni) che racconta attraverso episodi
– tutti accumunati da una tristezza e una rassegnata ilarità
–, l’inizio della fine della sua vita. “In
due mesi mi han fatto fuori prima il lavoro, poi la moglie,
poi mio figlio, poi i mobili!”. L'esistenza è cambiata,
stravolta.
Descrive allora una grottesca storia legata ad un pitone, animale
che ti lascia “tranquillo” prendendoti le misure,
per poi ucciderti e divorarti quando capisce che è cresciuto
abbastanza per poterlo fare. Del tutto simile a un pitone è
stato il collega capitato all’improvviso nel suo ufficio,
che si è “allargato” a poco a poco, conquistando
l’intero spazio vitale e stritolandolo.
Iniziano allora i flashback, la descrizione di cosa e quando
è cambiato: il matrimonio in un abbraccio in valzer con
un abito bianco; un corso per imparare a scrivere un curriculum
vitae; un funerale al quale arrivi tardi e una camicia macchiata;
una giacca color “cobaltone” troppo stretta; vestiti
srotolati per terra che ricostruiscono persone. E un telo bianco
sotto al quale nascondere una vita. Perché quando si
muore, nessuno ti dà più fastidio.
Negli episodi si fa largo la musica del cantautore Gianmaria
Testa, che si inserisce nello scambio canzoni-battute con l’attore.
“18 Mila giorni”
è uno spaccato di vita che fa pensare, che vorrebbe toccare
delle leve più profonde ma spesso resta pesantemente
in superficie.
[patrizia vitrugno]
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