|
L’undicesima
edizione, quella del 2012, della storica rassegna “Trend
- Nuove frontiere della scena britannica” si sofferma
sul fenomeno di molte ricorrenti e inquietanti derive contemporanee
nel cuore di due società europee che si guardano, quella
continentale e quella d’Oltremanica. Prendendo spunto
da cinque autori trenta-quarantenni (si va da Mike Bartlett,
il più giovane, 32enne, a Chloe Moss che è 36enne,
a Enda Walsh che è 45enne, a David Harrower che è
46enne, e completa il gruppo Chris O’Connell che è
quarantenne e passa), adottando stili, linguaggi, culture, temi
e impianti comunicativi che testimoniano differenze ma che nel
complesso rispecchiano bene alcuni dei fondamentali della scena
inglese in odierna evoluzione, abbiamo chiamato in causa, in
questo cartellone di “Trend”, una certa (revisionabile)
impossibilità di contatti famigliari, una certa (rianalizzabile)
aleatorietà dell’amicizia, un certo (rischiarabile)
buio nel cameratismo post-reclusorio, una certa (approfondibile)
indecisione identitaria di ceto, gender e generazione, e una
certa (monitorabile) ansia rappresentativa in rapporto con potere
e assetto d’una comunità. Altrettante crepe sul
muro della nostra educazione civile, con ipotetiche manutenzioni,
con confutabili interventi, con insperabili e inedite altre
prospettive. Scommettiamo su una rosa di cinque proposte (uno
spettacolo e quattro mise en espace), e sul concorso ideale
e generoso di artisti e compagnie, nel momento di più
acuta crisi del settore artistico, nell’anno in cui rigoroso
e ridotto a termini essenziali è il sostegno resosi disponibile
da parte dell’Assessorato alle Politiche Culturali e della
Comunicazione del Comune di Roma, senza il quale, va detto,
non avremmo neanche potuto mantenere il punto. Mentre anche
per questa edizione si rinnova l'appoggio del British Council
di Roma.
Le carte giocate in questo programma sono quelle di “A
Slow Air” di Harrower fondato su orgoglio e pregiudizio
tra fratello e sorella (regia di Giampiero Rappa), “Cock”
di Mike Bartlett che fruga nei conflitti nati per mancanza di
scelta (regia di Silvio Peroni), “Quest’immensa
notte” di Chloe Moss su una sintonia difficile tra due
donne ex carcerate (regia di Laura Sicignano), “Misterman”
di Enda Walsh sul confine tra costanza e mania nella missione
a base di altruismo (regia di Luca Ricci), e “Hymns”
di Chris O’Connell che documenta un’elaborazione
giovanile del lutto (regia di Martino D’Amico). Due sere
per ogni drammaturgia. Dieci sere in tutto.
|
|
A
Slow Air |
Cock |
Questa
immensa notte |
Misterman
|
Hymns |
|
|
|
|
21 - 22 marzo | GloriaBabbi Teatro
A SLOW AIR
di David Harrower
Traduzione di Gian Maria Cervo e Francesco Salerno
con Nicola Pannelli e Raffaella Tagliabue
mise en espace a cura di Giampiero Rappa
E’ la storia di due fratelli, Morna e Athol.
Morna lavora come donna delle pulizie a Edimburgo e passa
il tempo bevendo e cercando di capire la mente di suo figlio,
il ventenne Jushua. Athol, il fratello maggiore, vive invece
vicino a Glasgow Airport con la moglie e due figli. E’
il proprietario di una ditta di piastrelle ed è orgoglioso
dei suoi affari, conquistati con fatica nell’ovest della
Scozia. Morna e AthoI non parlano da quattordici anni.
Nei loro monologhi intrecciati raccontano le proprie vite,
l’infanzia, i rapporti con i genitori, facendo emergere
sentimenti spesso contrastanti. I ricordi e i segreti che
fratello e sorella ci rivelano si intrecciano con l’arrivo
di Joushua che a sorpresa andrà a trovare lo zio Athol,
scatenando una serie di eventi nuovi e sorprendenti.
Questo testo poetico di Harrower ci parla della famiglia con
durezza, ironia e amore. La mancanza di dialogo tra i due
attori in scena rende ancora più umana e autentica
l’incapacità di comunicare dei personaggi, che
in realtà nella rappresentazione sembrano dialogare
molto di più che nel loro passato. Lo spettatore non
può non immedesimarsi nei loro conflitti e nelle loro
sofferenze: l’orgoglio che ci separa anche dalle persone
amate, la difficoltà del perdono, il sentirsi a volte
più estranei in famiglia che con il resto del mondo.
|
|
23
– 24 marzo | Compagnia Silvio Peroni
COCK
di Mike Bartlett
Traduzione di Noemi Abe
con Margot Sikabonyi, Enrico Di Troia, Fabrizio Falco, Jacopo
Venturiero
mise en espace Silvio Peroni
La pièce di Mike Bartlett presenta uno sguardo candido
e scanzonato sulla sessualità di un uomo e sulle difficoltà
che emergono quando questi improvvisamente si rende conto di
dover affrontare una scelta. Cock esamina la natura ambivalente
delle emozioni, dei sentimenti, delle relazioni, e il conflitto
fondamentale tra naturalità e possibilità di scelta.
Spogliando la scena di qualsiasi elemento descrittivo, la regia
si concentra sul dialogo incalzante e provocatorio dei personaggi,
mettendo in luce questioni e conflitti sociali, di classe, di
genere e tra diverse generazioni. Quello che interessa non è
la tormentata bisessualità che fa da sfondo al dramma,
quanto l'indecisione paralizzante che deriva dal non sapere
chi si è veramente; ironia della sorte, il protagonista
John, è l'unico personaggio ad avere un nome, ma è
la sua mancanza di identità precisa a mandare tutti in
testacoda: il risultato è dolorosamente forte e molto
spesso comico.
Cock è
stato messo in scena la prima volta nel novembre 2009 al Royal
Court Theatre di Londra, nel 2010 è stato premiato con
l'Olivier Award.
|
|
25
– 26 marzo | Teatro Cargo
QUESTA IMMENSA NOTTE
di Chloë Moss
traduzione di Eliana Amadio e Laura Sicignano
con Orietta Notari, Raffaella Tagliabue, Lisa Galantini
Scene di Laura Benzi, luci di Sandro Sussi, costumi di Maria
Grazia Bisio
regia Laura Sicignano
Iniziativa organizzata in collaborazione con la Fondazione Edoardo
Garrone
Il carcere
nella testa. Anche quando sei fuori, sei marchiata: hai il carcere
nella testa. Queste due donne hanno storie comuni alla maggior
parte delle carcerate. Sono vittime assassine, madri tossicomani
o alcoliste; hanno storie infantili di abbandono. Dentro, in
prigione, gli è scivolata via la femminilità:
sono diventate fantocci. Nonostante cio' non hanno perso dignità.
Quando escono il mondo le respinge. Per loro il carcere assume
una dimensione protettiva: è una possibilità di
fuga dal mondo. Non sanno affrontare il mondo perchè
per loro è un meccanismo che le stritola. Un mondo insopportabile
perchè pieno di Mc Donald dove ci sono vecchiette con
mani incartapecorite come zampe di passeri che mangiano un hamburger
da sole. E viene voglia di morire. Il monolocale nella periferia
della grande città senza nome dove le due donne si sono
rifugiate, uscite di prigione, in realtà non ha pareti.
Lì dentro non sanno far altro che rivivere le relazioni
carcerarie. Sono amiche, madre e figlia, amanti, sorelle, nemiche...
il carcere lo hanno nella testa. I loro ritratti sono iper-realistici.
Sotto una spietata lente di ingrandimento appaiono squadernate
le loro fragilità. Unghie tinte da smalto sbrecciato
che grattano contro i muri. Muri mentali. Eppure dentro a queste
vite slabbrate, sbandate, sconce e disperatamente perdenti,
c'è ancora ironia. La capacità di riderci su,
di far le pagliacce tra sorrisi e lacrime che colano di rimmel
da pochi soldi, ridere a squarciagola, anche se hai perso un
dente per un pugno.
Due fragilità che cercano di sostenersi l'una con l'altra
non possono che fallire. Due fragilità chiuse in una
stanza fanno solo emergere il lato egoista di sé, per
difendersi. Sanno solo mentire per nascondere il lato peggiore
di sé o per proteggerlo. Riescono solo a scannarsi.
O forse no.
O forse due donne insieme riescono a ritagliarsi un piccolo
angolo di giardino, in quel monolocale di periferia, dove per
un'ora al giorno batte anche il sole. |
|
27
– 28 marzo | Capo Trave
MISTERMAN
di Enda Walsh
traduzione di Lucia Franchi
con Alessandro Roja
Scena Katia Titolo, musiche originali ed effetti sonori di Antonello
Lanteri
organizzazione Laura Caruso
mise en espace a cura di Luca Ricci
La passione, l’impegno, la tenacia, la convinzione.
Alcune persone si dedicano completamente a una missione.
Sono estremi, assoluti, limpidi, inattaccabili.
Sono bellissimi.
Mandano avanti Paesi disastrati e corruttibili come il nostro.
Alle volte, però, la loro ostinazione può diventare
pericolosa.
È sottile il confine tra costanza e mania.
Qui si indaga il punto di rottura.
L'ambigua
ricostruzione dei fatti di un giorno catastrofico nell’esistenza
di Thomas Magill, trentatreenne per il quale realtà e
immaginazione sono profondamente intrecciate. Una decina di
incontri tra Thomas e altrettanti abitanti del villaggio di
Inishfree danno vita al racconto corale di una cittadina dell’Irlanda
rurale di oggi, mentre si fa strada un oscuro presentimento
di tragedia. |
|
29
- 30 marzo | Ass. cult. Musicale Beat 72 e Ass. cult. Padiglione
Ludwig
Hymns
di Chris O'Connel
traduzione di Francesco Gorgoni
con Alessandro Bertollini, Alessio Genchi, Roberto Laureri,
Mattia Mariani
mise en espace a cura di Martino D'Amico
Al funerale del loro caro amico Jimi, si ritrovano, come non
accadeva ormai da anni, Scott, Steven, Simon e Karl. Sono quattro
giovani, amici da sempre, che la vita, come capita, ha allontanato.
Ritrovarsi li, per quell’occasione, sapendo che la morte
di Jimi è avvenuta per suicidio, gli impone un confronto.
Attraverso un dialogo vivace, ironico e, a tratti, con tinte
da giallo, verranno fuori pesanti verità e intimi segreti
.
Il contrasto
è subito forte : anche davanti all’urna dell’amico
morto, quattro amici non possono fare a meno di esprimere la
vitalità della loro giovane età. Alle parole e
ai contenuti del Salmo di Davide (Il Signore è il mio
pastore …) fanno da contraltare battute basse e cameratesche
(Perché i cani si leccano le palle? Perché ci
riescono). Come se questa inopportuna ilarità potesse
fare da armatura contro l’angoscia di affrontare la serietà
del momento.
Una giovane vita spezzata non si accetta facilmente, ancor meno
se è da parte di un coetano, ancor meno se si tratta
di suicidio. È’ come vedere per la prima volta
la Fine, riconoscerne l’esistenza, ammetterne la possibilità.
Un processo di crescita. Naturale. Ma anche la fine dei giochi,
una verità fastidiosa dentro di se, che toglie spazio,
seppur in parte, alla leggerezza ed alle bugie di un mondo sbarazzino.
Non si può non fare i conti, scavare nel profondo dell’accaduto,
guardarsi in faccia, dare un nome nuovo alle cose.
Veramente possono dirsi amici? Che valore ha il loro legame?
Questa allegria manifesta è solo un graffio, un urlo,
per celare un ingombro più pesante, duro da digerire
e prepotentemente reale e presente?. Le ceneri dell’amico
morto suicida nella sua opprimente solitudine, li' davanti a
loro, impongono delle risposte a se stessi. E’ un percorso
obbligato durante il quale il mondo dell’adolescenza resiste
con violenza e tenacia, la leggerezza ha bisogno di cantare
i suoi INNI nel disperato tentativo di non sentirsi soli.
Orario
spettacoli: tutte le sere alle ore 21,00
Prezzi: Interi € 18,00 – Ridotti € 13,00
Informazioni
e prenotazioni: 06 5894875
Teatro Belli - P.za S. Apollonia 11a tel. 06 5894875 –
e-mail botteghino@teatrobelli.it
– internet www.teatrobelli.it |
|
|
|