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Quest'anno
l'attenzione è rivolta, oltre che alle piccole compagnie indie
dello spettacolo teatrale, anche agli spettatori più restii a
sedersi in poltrona: la politica di “incoraggiamento” prevede
una sezione a parte, della stand-up comedy – Stand-up Freenge,
che fino al 13 luglio (data di chiusura del festival) ogni sabato porta
in scena tre comici. Se capitate dalle parti di San Lorenzo, quindi, il consiglio è di farvi contagiare dall'energia delle varie compagnie e di provare l'ebbrezza di entrare a caso in uno dei tre palchi senza sapere cosa andrà in scena. Una vera esperienza pop. [giovanna gentile] |
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Diario
degli spettacoli - giovedì 12 giugno |
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Ancor prima del tramonto sul Palco C Chiara Casarico e Tiziana Scrocca guidano lo spettatore nell'universo delle piccole “speculazioni esistenziali sul niente da dire”. Con “Zit!” il formidabile duo, collaudato da anni della Compagnia il NaufragarMèDolce, presenta il risultato di uno studio sull'incomunicabilità. Le due comari, Zitta e Dici, cercano di raggiungere uno stato comunicativo equilibrato tra reale e inverosimile, durante un'attesa (di evidente stampo beckettiano). Nella ricerca di un codice comunicativo di tipo linguistico, l'ostacolo più grande tra i personaggi sembrerebbe di «dover dire cose intelligenti». Nel gioco fluido del continuo rimpallo tra il tacere e il provare a parlare, quello che accade è che, a dispetto del non detto, salta fuori chiara ed evidente la relazione: il corpo parla per noi, è più potente di tutti i discorsi. Molte risate. Da non perdere. Poco più in là, esattamente sul Palco B, Giuseppe Mortelliti presenta un monologo da lui scritto e interpretato. È la storia degli “84 gradini” - momenti della vita di un uomo che di mestiere fa il tecnico delle scale mobili: nell'originale trovata drammaturgica di raccontare la vita per gradini successivi, Mortelliti usa un linguaggio ritmico interessante. L'incalzare ripetuto della scala mobile racconta lo scorrere incessante del tempo e l'impossibilità di fermarlo quando ne avremmo bisogno. Con la sapienza interpretativa di chi ben conosce il mestiere dell'attore, Mortelliti apre spazi ben costruiti nei quali trovano vita i vari personaggi, compresa la coscienza dell'uomo. Lo stato surreale della coscienza è anche il luogo dove La Compagnia dei Masnadieri ci accompagna nella sua rivisitazione de Il Castello di Kafka: “Il Castello di K”. È la lotta dell'uomo che tenta di integrarsi in un sistema che lo allontana continuamente, emarginandolo. Gli ambienti, i non-luoghi sono angoscianti, alienanti. Impegnativa la scelta di mettere in scena un testo così ossessivo; la regia ha però sovraccaricato il tema della spersonalizzazione dell'uomo, tanto da rendere poco leggibile l'intento di far emergere la drammaticità della realtà. Si rimane incatenati alla sensazione di straniamento. 84
gradini Zit!
Esistenziali speculazioni silenziose sul niente da dire
Il Castello di K. |
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Martedì 26 giugno |
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Passata
la tempesta, il nubifragio che ha contraddistinto i primi giorni dell'estate
romana costringendo l'organizzazione del Fringe ad annullare alcune
serate, a Villa Mercede tornano di scena i nove spettacoli a sera nell'alternanza
dei tre palcoscenici.
Sul palco C va in scena un'altra tempesta, quella della passione di una donna, Goliarda Sapienza, scrittrice siciliana, nata a Catania nel 1924, autrice del libro “L'arte della gioia” pubblicato in Italia nel '98. Dopo un ventennio di rifiuti da parte di editori italiani, il libro riscuote un gran successo in terra francese… Goliarda era una donna affascinante, la cui figura è stata riportata all'attenzione grazie alla biografia di Giovanna Providenti, edita nel 2010. Frequentò gli ambienti romani di Federico Fellini e Luchino Visconti e fu la compagna di Citto Maselli. Attrice di teatro e cinema e scrittrice: una delle intellettuali più interessanti nel panorama romano degli anni '60. “Perché non ci lasciano giocare con la terra?” è una rappresentazione cruda, viscerale e appassionata, portata in scena dalla compagnia Arcadia delle 18 lune. L'omaggio alla vita di Goliarda è commovente e vive grazie al buon lavoro nel corpo degli attori: i personaggi in scena raccontano l'intreccio di vite, reali e immaginarie, della scrittrice con Modesta, protagonista del romanzo più famoso. Lo spirito anarchico e femminista e la voglia di vivere la vita mordendola, sembrano essere le peculiarità di Modesta e nel contesto socio-culturale della Sicilia degli inizi del '900, la sua vitalità viene letta come scandalosa e immorale. «Non sei stanca di questo destino compito che a forza, mentre dormivi, ti hanno, di nascosto, infilato sotto il cuscino? Perché non ci lasciano giocare con la terra?». “Tre Terrieri” è in scena da tempo, lanciato in rete lo scorso inverno con video-episodi, proseguendo sui palcoscenici italiani; tre fratelli, strambi ed esilaranti proprietari terrieri, sulla falsa riga orwelliana si trovano a gestire la fattoria di famiglia, dopo la morte dei genitori. Proprio come in “1984”, la fattoria è un piccolo mondo dove, metaforicamente, prendono forma le vicende della vita reale. Ciò che Roberto Di Marco, Fulvio Maura e Angelo Sateriale (autori e interpreti dello spettacolo) raccontano, è la situazione politica italiana nell'accaparramento del potere. Il contesto è corrotto e privo di scrupoli, inadatto a curare gli interessi di un popolo assetato di stabilità; il mondo politico è infangato da personaggi meschini e abbietti, generatori di un dilagante senso di sfiducia e di mancanza di valori. Il linguaggio usato è una sorta di dialetto del centro Italia, a metà tra il ciociaro e qualcosa di inventato. Divertente scelta (nota a Mattia Torre), come divertente è la gag di Fulvio Maura delle “voci dentro” omaggio ad Antonio Rezza. Il risultato è interessante, da seguire con attenzione per ben comprendere tutte le metafore. Perchè
non ci lasciano giocare con la terra? Tre Terrieri. La
politica terra terra. |
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Domenica
29 giugno | serata speciale |
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Tra
le serate-eventi speciali il Roma Fringe Festival ha proposto “Messico
e nuvole”, un viaggio artistico e pop nella colorata cultura messicana.
Evento che, in qualche modo, prende la scia del “fridakalismo”
che ha caratterizzato la stagione primaverile capitolina, grazie alla
mostra alle Scuderie del Quirinale dedicata alla pittrice messicana
e agli spettacoli andati in scena in diversi teatri della città.
La serata, partocinata dall'Ambasciata del Messico, si è aperta
con il concerto dei North Sentinel, una formazione romana dal bel sound
Tex Mex, guidata da Francesco Cabras, Francesco Giuseppe Raganato, Pierfrancesco
Marinelli e Alberto Molinari.
Il Messico visto attraverso il racconto e l'interpretazione di Caterina Casini e le musiche di Sonia Maurer, è un Paese vivo, ricco di cultura e folklore. In un collage di racconti, poesie e dipinti, si ripercorre la storia del Paese, ricca del fascino dei suoi artisti: pittori come Diego Rivera e Frida Khalo appunto, o di fotografi come Henri Cartier-Bresson, che ha scattato fotografie per un trentennio, hanno contribuito alla costruzione e alla crescita di una cultura libera e piena di umanità. Il Fringe ha proposto, nell'ambito della stessa serata, il cambio di palco con “Half”, un’esilarante performance dei newyorkesi Becca Foresman e Ben Queen, scritta nel 2011 e presentata in esclusiva nazionale. Racconta del tracollo matrimoniale di un re e di una regina e del conseguente sgomento del popolo. Figure improbabili stringono patti e covano scalate al potere alle spalle dei coniugi: dallo psicanalista al designer d'interi. Tutti e sei i personaggi sono interpretati dai due attori con una maestria degna dei commedianti dell’arte. La mimica e la gestualità suppliscono alla carenza linguistica (spettacolo in lingua inglese). La Foreseman caratterizza l'ottimo stereotipo della regina inglese e Ben, dal canto suo, le concede un’affidabile spalla. Scelta azzeccata dell'organizzazione del Fringe Festival per chiudere ridendo una settimana impegnativa e aprirne una nuova. Messico e nuvole.
Un viaggio fantastico e popolare attraverso l'arte, la letteratura e
la cultura messicane Half |
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venerdì
4 luglio - THE BEST OFF @RomaFringe 2014 |
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Per il primo fine settimana di inizio luglio l'organizzazione
del Fringe decide di far salire sul palcoscenico i “The best off”,
ovvero i vincitori delle passate edizioni.
Incuriosita dalle grida che arrivano dal palco C decido di farmi attrarre dal suono e di andare a vedere Senza Niente 1 - L'attore, vincitore Miglior Attore al Fringe 2012. Recita così l'incipit sulla locandina: L’attore
è rimasto senza scena. Ad
accogliermi e a guidarmi lungo tutto lo spettacolo sono gli occhi bruni
del bravo e stravagante Alessandro Pezzali, da solo sul palcoscenico
per un'ora di rappresentazione. Un monologo di un solo attore, senza
l'aiuto di alcuna scenografia. Dalla
tragicità dell'attore nudo alla poesia di The White Room il passaggio
è edificante e lascia spazio alla speranza di poter godere delle
interpretazioni di attori che sono veri e propri artigiani, in grado
di comunicare la leggerezza effimera dell'anima. Caterina Gramaglia:
delicata, ironica e folle, ha scritto uno spettacolo, senza esagerare,
di una poesia felliniana.
The
White Room |
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Cronaca
della finale | Il primo vincitore è per la sezione
stand-up FREEnge |
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L’ultima
settimana del Roma Fringe Festival 2014 si apre con un programma vario.
Gli ultimi spettacoli ancora in concorso sono andati in scena lunedì
7 luglio, a un mese esatto di distanza dalla prima rappresentazione.
In totale sono stati presentati ottanta spettacoli per duecentosettanta
repliche.
L’8 e il 9 luglio è stato il turno delle finali per l’assegnazione del primo vincitore della sezione stand-up comedy “STAND UP FREEnge”. Si sono alternati sul palcoscenico Velia Lalli, Giovan Bartolo Botta, Cecilia D’Amico ed Enoch Marrella. Il pubblico e la giuria del Fringe hanno decretato Velia Lalli vincitore con il suo “Il nuovo show”, uno spettacolo vietato ai minori di 18 anni per contenuto scorretto e provocatorio. La stand-up comedian aveva già avuto modo di farsi conoscere in tv recentemente all’interno del programma di Rai Due “Aggratis”, con i suoi monologhi politically uncorrect. In questo spettacolo la Lalli ha presentato temi di assoluta attulità come quello della scelta del modello di vita, dei comportamenti segnati da un comune sentire in perenne ricerca dell’equilibrio tra libertà e paura del giudizio altrui. Lo spettacolo viene riproposto questa sera, 10 luglio, parallelamente a un altro proveniente da oltreoceano. Esattamente dagli USA, seppur con evidenti origini italiane, Angela La Rocca performa sul palcoscenico del Fringe con il suo spettacolo “Undercover Undergrad” con un viaggio alla conquista della west coast. Ancora per la sezione Stand-up FREENge, sul palco A si esibirà Giorgio Montantini, anche lui proveniente da recente successo televisivo (Nemico Pubblico). Effettivamente il mondo della stand-up comedy in Italia sembra debba passare per il palinsesto televisivo. Non si può non esprimere apprezzamento all’organizzazione del Fringe per aver dato uno spazio live anche a chi non riesce a districarsi nelle logiche del teatro-spazzatura che la televisione continua a propinare in questo ambito. In scena per le semifinali,
sui palchi B e C si alterneranno “AVE – Assicurazione Vita
Eterna”, “Finale di partita” e “Taddarite”.
Il vincitore tra questi, accederà alla finale dell’11 luglio. Il Roma Fringe Festival si avvicina così alla conclusione della sua terza edizione: l’11 luglio sarà possibile vedere tutti e quattro gli spettacoli finalisti. Di tre già si conoscono i nomi: “84 gradini” di e con Giuseppe Mortelliti, “Il fulmine nella terra. Irpinia 1980” di Mirko Di Martino con Orazio Cerino e “Groppi d’amore nella scuraglia” di Tiziano Scarpa, con Silvio Barberio. Seguirà la premiazione e il closing party sabato 12 con il live dei Presi per Caso. |
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venerdì
11 luglio - la finale |
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Giunge al termine di un pomeriggio piovoso la serata
finale della terza edizione del Roma Fringe Festival. Il vincitore del
premio per il miglior spettacolo è andato a “Taddarite”
di Accura Teatro, che si è aggiudicato anche il premio per la
miglior drammaturgia e quello per la migliore attrice (Claudia Gusmano).
A richiamare l'attenzione di pubblico e critica è ancora il tema della violenza sulla donna, nonostante i tanti spettacoli rappresentati negli ultimi anni sull'argomento potevano lasciar intendere che la questione si fosse esaurita dal punto di vista del parlato. Siamo in Sicilia. Tre sorelle vegliano la salma del marito della minore. Durante la notte, come da tradizione, le porte della casa vengono tenute aperte, per permettere all'anima del defunto di abbandonare il corpo e andare via. Come l'anima dei morti abbandona il corpo, così quelle delle tre sorelle avvertono la necessità di liberarsi delle paure e delle inibizioni, e di confessare finalmente tutte le violenze fisiche e psicologiche subite dai mariti. Come un velo cadono allora tutti i tabù, in un misto di ironia e disperazione, finché l'alba porta via, insieme all'anima del morto, anche tutte le violenze. Taddarite ci porta nella Sicilia di Emma Dante, là dove ci aveva lasciato “Io mai niente con nessuno avevo fatto”, vincitore del Fringe dello scorso anno. L'attaccamento viscerale alla terra sicula continua ad affascinare il pubblico, che quest'anno, ancora una volta, sceglie di farsi tagliare l'anima da emozioni vive. C'è bisogno di parlare delle donne e delle violenze subite ancora per un po', prima di lasciare l'anima libera di sognare. Il premio alla miglior regia va a Serena Telesca e Caterina Bencini per lo spettacolo “Migrazioni”. Il racconto del viaggio di due donne, costrette ad abbandonare la propria terra ed emigrare, è stato sviluppato per quadri animati, senza necessità della parola. Lo spazio del viaggio è costruito a partire da due bauli, che completano la scenografia, e che vengono mossi in modo da disegnare il percorso. Il risultato è poetico e suggestivo, ironico e commovente. Lo spettacolo aveva già ricevuto il secondo premio al “Niederstratter Surprize 2013”, concorso teatrale europeo organizzato dal Piccolo Teatro Carambolage a Bolzano. A
un mese di distanza dalla rappresentazione del primo spettacolo, sul
palco del Fringe sono saliti ospiti internazionali e compagnie indipendenti.
L'organizzazione dichiara soddisfatta che l'obiettivo di portare a teatro
tutti, non solo gli esperti, è stato raggiunto con una media
di circa 800 spettatori a sera. Davide Ambrogi ci tiene a far sapere
che “il Fringe è totalmente autofinanziato, per il prossimo
anno speriamo che le istituzioni ci aiutino almeno a livello logistico,
garantendo una manutenzione migliore degli spazi di Villa Mercede”.
Il tema dei finanziamenti è sicuramente un tasto dolente in questa
incerta estate romana. Chissà se l'amministrazione comunale sarà
in grado di rispondere nei tempi giusti, anche alla sola richiesta della
manutenzione di Villa Mercede. Miglior
Spettacolo Roma Fringe Festival 2014: Taddrarite
– Accura Teatro Verrà inoltre assegnato dalla direzione artistica di “In Scena! Italian Theatre Festival” di New York, la vetrina americana di teatro italiano, un ulteriore premio che verrà comunicato entro fine anno.
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