26 Gennaio 2009 | teatro piccolo eliseo patroni griffi | roma
L’ULTIMO SAFARI

Lunedì 26 gennaio 2009 ore 20.45
ingresso libero fino ad esaurimento posti

associazione culturale ARTISTI RIUNITI
presenta

L’ULTIMO SAFARI
di Mauro Covacich

lettura scenica a cura di Piero Maccarinelli
con Michele Placido, Massimo Popolizio


Ennio e Toto si incontrano a tarda sera su una spiaggia desolata del Salento. Il primo è un manager friulano di mezz'età, il secondo un giovane passeur del luogo. Il motivo del loro incontro è un safari umano. Ennio è il cliente di Toto. Toto è il contatto di Ennio.
Verso il mare, a duecento metri dalla duna dietro la quale i due sono nascosti, c'è la loro preda designata: una donna albanese dalla pancia enorme.
I due sconosciuti fanno la posta alla loro vittima fino al mattino seguente, mangiando, litigando, rispondendo alle telefonate delle rispettive mogli, diventando complici non più solo occasionali, confessandosi gli aspetti più reconditi del loro vissuto. Quando la uccidono, la donna sembra trasformata, non è più grassa. Dentro il capanno trovano un neonato chiuso in un sacchetto di nylon. Il bambino è vivo. Che fare?

"Quando ho cominciato a scrivere L’ultimo safari avevo in mente l'idea di salvare due uomini inevitabilmente compromessi. Ero convinto, e credo di esserlo ancora, che l'unica possibilità di salvezza per loro, come per tutti noi, fosse comunque una possibilità dimezzata, sempre relativa alla depravazione morale, allo smarrimento, alla balbuzie sentimentale della nostra epoca. I due protagonisti si disprezzano a vicenda, attribuiscono ognuno la propria bruttezza all'altro. Il contatto crede che sia peggio fare la persona per bene e poi venire in gita in Puglia per sparare. Il cliente crede che sia peggio appartenere alle associazioni criminali che organizzano queste gite. Nessuno dei due prende troppo in considerazione la donna che morirà l'indomani, sono troppo impegnati a giudicarsi. A giudicarsi e a confessarsi, visto che il loro reciproco disprezzo diventa da subito anche un vincolo e un canale privilegiato di comunicazione. Al loro dialogo fa eco una natura ridotta ai suoi elementi, una natura elementare, una specie di purezza che, attraverso il vento, la pioggia, le onde, non detta legge ma indica semplicemente la strada che abbiamo mancato. Le spiagge selvagge del Salento per me sono questo. Mi piace pensare a L’ultimo safari come a un "Aspettando Godot" con Godot che, sfortunatamente, arriva. L'attesa non è priva di senso. Alla fine c'è una fine. Alla fine entrambi i personaggi si sentono sollevati e fanno ritorno ognuno nella propria quotidiana ipocrisia con una grottesca, paradossale impressione di felicità."
[Mauro Covacich]
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