La provincia soffocante e a volte
disorientante napoletana. Stradone di paese isolate che a volte portano
solo ad uno di quei ristoranti per cerimonie. Strutture barocche decorate
con finto stucco veneziano, con statue e laghetti con i cigni. Per
qualcuno sposarsi in questi luoghi è una grande aspirazione.
Il conflitto politico e sociale che divide il paese sembra lontano
da queste terre. In questo ambito nasce “12 baci sulla bocca”
che racconta l’incontro-scontro tra Emilio, lavapiatti dai modi
e dal linguaggio diretto e Massimo, fratello “ripulito”
del proprietario di un ristorante. Massimo si sta per sposare con
l’unica donna che ha avuto nella sua vita, è a quel punto
della vita in cui o ti lasci o ti sposi, Massimo si sposa.
Emilio è giovane, diretto, a volte rude nei modi, ed è
ricchione, perché è l’unico termine usato a Napoli
per identificare un omosessuale, Emilio è solo. L’omosessualità
in Emilio si veste di forte e aggressiva mascolinità che riesce
a scardinare l’omosessualità assopita malamente da Massimo.
I loro incontri sono violenti al limite dello scontro fisico. Si prendono
e si lasciano, si trovano e si perdono. I due ragazzi si nascondono,
si violentano con le parole. Ogni momento di apparente dolcezza, di
possibile complicità, viene guastato da una parole, da un gesto
sbagliato.
Il loro è un ambiente in cui non è permessa alcuna diversità,
vigono leggi sociali e di branco che non permettono nulla al di fuori
di una prassi consolidata. Ma gli occhi di Antonio, fratello di Massimo,
lo guardano dentro, sanno molto di più di quel fratello di
quanto lui pensi. In quell’ambiente i problemi si risolvono
in maniera spicciola ed uno come Massimo, non può certamente
essere un “ricchione di paese.
Abbiamo pensato di trasportare questa storia negli anni settanta,
per costruire un tessuto emotivo ancora più claustrofobico.
E’ la fine del 1975 e la storia del paese è carattarezzita
dalla morte di Pier Paolo Pasolini.
Dopo il lavoro fatto con Gomorra, abbiamo voluto mettere a frutto
la nostra esperienza in una storia di pura finzione. Una vicenda che
parte dalla periferia della nostra terra, dove il tempo sembra essersi
fermato, dove, al di la di una finto progressismo, ci sono ancora
leggi sociali antiche. Un’atmosfera sudata, che ha l’eco
della musica napoletana, che vive di squarci di luce, sul nero dei
giorni e di quelle vite. Mario Gelardi
e Giuseppe Miale Di Mauro
TEATRO
BELLI – Piazza Sant'Apollonia, 11a – Tel. 06 5894875
Prezzi: Interi € 18,00 – Ridotti € 13,00