Il
testo racconta le dimaniche che si instaurano tra i candidati
al posto di direttore commerciale per un’importante multinazionale.
Cosa l’ha spinta ad interpretarlo?
Ho conosciuto Enrico Ianniello in un momento speciale. Ero pronta
per vagliare nuove proposte. Ho letto il testo di Galceran e
mi sono immediatamente appassionata alla vicenda. Ne sono rimasta
folgorata ed ho accettato la parte.
Quali
sono i temi portanti della vicenda?
Si tratta di un trattato acutissimo sulla manipolazione delle
persone. È la dimostrazione teatrale che per ottenere
un lavoro, per denaro, gli uomini sono pronti a tutto…
I modelli umani descritti ne “Il Metodo Grönholm”
sono agghiaccianti, soprattutto perché fedeli alla
realtà e insieme nuovi. Ogni giorno che salgo sul palcoscenico
ed entro nella parte, capisco che i personaggi non hanno un
barlume, un raggio di bellezza. Nemmeno per errore.
Lei chi
interpreta?
Sono uno dei ‘concorrenti’ al posto. Come donna
in carriera, per raggiungere lo scopo, mi sono costruita una
tale barriera emotiva, che sono diventata distante da tutto
e tutti. Nella vita io amo relazionarmi con gli uomini, senza
alcuna distinzione.
Come sono
i rapporti con gli altri attori (Maurizio Donadoni, Enrico
Ianniello e Tony Laudario, ndr)?
Il quotidiano lavoro di squadra mi appassiona e arricchisce.
Sono felice anche di poter essere diretta da Cristina Pezzoli,
che ama sperimentare e studiare con dedizione il testo a disposizione.
L’aver
interpretato nel 2003 il film di Francesca Comencini dal titolo
“Mi piace lavorare – Mobbing” ha delle connessioni
con questo testo?
No, il fatto che parlino di lavoro entrambi è una coincidenza,
una combinazione.
Ha mai
avuto esperienze professionali simili?
Per mia fortuna no. Ho conosciuto manager senza scrupoli,
ma non ho mai subito queste pressioni etiche e psicologiche.
Suo marito,
Roberto Benigni, ha già visto lo spettacolo?
Sì, ed è molto contento. Io sono ancor più
soddisfatta: dopo tanti anni torno a teatro. Ho cominciato
questo mestiere all’Accademia d’arte Drammatica,
negli anni 1980 – 1983. Tre anni fa con Claudio Abbado
ho recitato in “Sogno di una notte di mezza estate”
su musiche di Mendelssohn. È stato bellissimo, ma solo
per una notte. Amo i classici e devo dire che il testo di
Galceran è impostato proprio come un classico.
Ha imparato
qualcosa da questa esperienza?
Ho capito che persone con queste caratteristiche sono da evitare,
ad ogni costo.