Parigi,
1979. Un uomo, imbolsito dalla vita, occhiali scuri e capelli
ricci esce da un palazzo con fare guardingo. Una donna altrettanto
misteriosa lo segue: i due stanno lasciando la città
e cercano di farlo in modo “discreto”. Tutto lascia
credere che stiano scappando…
Da questa scena immersa negli anni Ottanta, Jean-François
Richet aziona la macchina del tempo e fa tornare il protagonista
Jacques Mesrine (un perfetto Vincent Cassell) al 1959, in
Algeria, dentro una prigione. Il giovane militare, durante
un interrogatorio, disobbedisce ad un ordine e viene rispedito
a casa, in Francia. Da questo momento la vita di Jacques è
un turbinio di avvenimenti ai margini della legalità,
diventando uno dei più grandi gangster della storia
francese. Amava ripetere: “Mi ammazzeranno quando lo
deciderò io!”.
Nulla fermerà la sua ascesa criminale, nemmeno la moglie
spagnola con cui concepisce tre figli: in un momento di rabbia
le punta una pistola in bocca, intimandole che tra lei e i
suoi amici (quale Gérard Depardieu, boss della criminalità
locale, molto vicino alle fattezze di Jean Gabin) sceglierà
sempre loro. Assetato di denaro abbandona la famiglia, s’innamora
di un’altra donna, lascia Parigi, arriva in Arizona,
viene estradato in Canada e arrestato una seconda volta. Qui,
nel carcere di massima sicurezza, riesce contro ogni previsione
a fuggire. La sua fama tra i media diventerà leggendaria,
al punto da venire definito Nemico Pubblico N.1; per alcuni
in Francia è tuttora un riferimento, addirittura un
mito.
Nemico Pubblico N. 1 – L’Istinto
di morte (Parte 1) è il primo di due film, girati
in contemporanea ma a ritroso (in tutto nove mesi), ispirati
al romanzo autobiografico che il gangster scrisse in prigione,
poco prima della sua clamorosa evasione.
La sceneggiatura è stata realizzata in un anno e mezzo,
mentre le riprese sono durate in tutto 33 settimane: Cassel,
ingrassato anche 20 chili e candidato ai César, ricorda
che la sua paura maggiore era di “rischiare di uscire
dalla parte, non essere in grado di mantenere la giusta tensione
e passione nella vicenda. Non è accaduto”.
Il film è coinvolgente, con un’accurata ricostruzione
delle ambientazioni anni Sessanta/Settanta e il mattatore
Cassel è perfettamente calato nel ruolo del criminale.
“Per ragioni differenti – precisa il regista -
i due film raccontano la storia dello stesso uomo, ma la fotografia
e gli allestimenti scenici li rendono diversi. Entrambi possono
essere visti dall’inizio alla fine senza doversi preoccupare
dell’ordine cronologico”. [valentina
venturi]