Basato
sul romanzo ”L'ultima stazione
- Il romanzo degli ultimi giorni di Tolstoj”
dello scrittore Jay Parini, il film è incentrato sull'ultimo
anno di vita di Lev Tolstoj (Christopher Plummer) visto e
raccontato dal giovane intellettuale Valentin Bulgakov (James
McAvoy). Dopo quasi cinquant’anni di matrimonio, la
contessa Sofja (Helen Mirren), devota moglie di Lev Tolstoj
si accorge improvvisamente che tutto il suo mondo si è
capovolto. In nome della religione da lui stesso creata di
recente, il grande romanziere russo decide di rinunciare ai
propri beni e di lasciare la proprietà intellettuale
delle sue opere al popolo russo, escludendola dalla propria
eredità. Il tutto orchestrato dal fidato discepolo
di Tolstoj, Chertkov (Paul Giamatti). Ricorrendo a ogni astuzia
Sofja si batte con accanimento per difendere ciò che
è convinta le appartenga di diritto. E tuttavia, più
il suo comportamento si fa estremo, più facilmente
Chertkov riesce a persuadere Tolstoj del danno che lei arrecherebbe
al suo eccezionale lascito. Osservatore attento, e suo malgrado
complice di Chertkov, è il giovane Valentin Bulgakov,
ancora lontano dall’essere l’autore che sintetizzò
il concetto di pacifismo radicale di Tolstoj, ispirato ai
precetti cristiani in un libro pubblicato nel 1917 con il
titolo Etica cristiana. Bulgakov
pubblicò anche una biografia, in cui è messa
in rilievo la personalità di Tolstoj piuttosto come
uomo geniale, generoso e di buon cuore che come “doctrian”.
È da questa biografia che Jay Parini si è ispirato.
Bulgakov, entrato a servizio di Tolstoj dopo l’arresto
del precedente segretario personale Nicolaj Gusev, arriva
nella dimora dei Tolstoj come un giovane ed appassionato credente
nella nuova dottrina proposta dal grande scrittore russo.
La sua fervida fede ed i suoi ideali vengono messi duramente
alla prova da due donne, la moglie di Tolstoj, Sofja, con
la quale instaura un profondo rapporto di fiducia, e la giovane
Mascia (Kerry Condon), disinibita e vivace seguace del Tolstoismo.
Il film si regge quasi interamente sull’interazione
dei personaggi principali e su dialoghi ben costruiti. Lo
sfondo storico è accurato, ma non è mai dominante
rispetto all’evolversi dei rapporti umani, lasciando
a questi il ruolo di assoluti protagonisti. Le nomination
all’Oscar per Helen Mirren e Christopher Plummer, sono
assolutamente meritate. I due attori danno vita a personaggi
ricchi e carichi di emotività e contraddizioni. Il
rapporto coniugale minato dagli eccessi etico-religiosi che
carettizzarono gli ultimi anni della vita di Tolstoj, il ritrovarsi
alla fine, normali, uomini e non dei, all’ultima stazione,
sono resi alla perfezione dai due splendidi interpreti. Michael
Hoffman dirige alla perfezione una pellicola non banale, ed
un cast in cui emergono le prove della Mirren, di Plummer
e del per troppo tempo sottovalutato Paul Giamatti.
The Last Station rappresenta
un magnifico esempio di cinema insieme drammatico e sentimentale,
ma anche ricco, a tratti, di raffinato humour. Il film di
fatto racconta due appassionate storie d’amore, quella
tra Tolstoj e la moglia Sofia, lunga di 48 anni, ed il rapporto
appena nato da Bulgakov e Mascia. Gli occhi di Bulgakov ci
accompagnano in un climax avvincente, una tensione e un’emozione
che crescono mentre si avvicina, implacabile, la morte di
Tolstoj in una remota, piccola stazione nella campagna russa,
in cui il grande romanziere si riscoprirà uomo e marito,
trovando pace tra le braccia dell’amata consorte.
[andrea de angelis]