|
Anno
2012
Nazione
Francia
Genere
commedia
Durata
95'
Uscita
07/03/2013
distribuzione
Lucky Red |
Regia |
Christian
Vincent |
Sceneggiatura |
Etienne
Comar, Christian Vincent |
Fotografia |
Laurent
Dailland |
Montaggio |
Monica
Coleman |
Scenografia |
Patrick Durand |
Costumi |
Fabienne
Katany |
Musica |
Gabriel Yared |
Produzione |
Armada Films, Vendome Production, France 2 Cinéma,
Wild Bunch |
Interpreti |
Catherine
Frot, Jean D'Ormesson, Hippolyte Girardot, Arthur Dupont |
|
Quando
François Mitterand fu Presidente della Repubblica,
per due anni volle alle sue dipendenze come cuoca personale
Danielle Mazet-Delpeuch, prima donna in assoluto a ricoprire
tal ruolo, famosa per il suo piccolo agriturismo, per la cucina
naturale e rivolta alla grande tradizione patria ed ispirazione
di questo film.
Questa originale artista dei fornelli ha infatti forgiato
il personaggio di Hortense (Catherine Frot), che qui troviamo
dopo un anno trascorso in servizio presso una base di ricerca
nell'Oceano in seguito alla fine dell'esperienza “presidenziale”,
coccolata dai fortunati scienziati capitati nella mensa più
raffinata del Pianeta e pedinata da una giornalista australiana
decisa a estrapolare dettagli sensazionali sul biennio all'Eliseo.
Sempre in Francia meno di un anno fa, “Chef”
con Jean Reno si proponeva di far ridere con l'haute cuisine
e così questa storia altrimenti fin troppo semplice
per forza di cose è costretta ad offrire altri piani
di lettura. Primo fra tutti, come sia da sempre difficile
per una donna essere credibile e rispettata dal mondo maschile,
una volta giunta ai vertici di ambiti solitamente appannaggio
dell'altro sesso. Molto meno scontata è la metafora
sulle difficoltà che una cucina “artistica”
incontra dovendo rendere conto al mercato, a discutibili concetti
salutisti e a chi si è allontanato spesso irrevocabilmente
dal buongusto vero e proprio. In effetti, questa commedia
non ha un lieto fine e alterna alla geniale creazione ed esposizione
di succulenti piatti, la descrizione delle pesanti frustrazioni
che hanno accompagnato questa alfiera dei piaceri della tavola.
Ancora una volta la comicità dei nostri dirimpettai
dà un bello strattone al nostro sciovinismo rifuggendo
completamente la volgarità e la gag facile: nelle figure
di contorno non ci sono mai imbranati e l'intimità
tra il Presidente e Hortense suscita sospetti nella mensa
generale, ma è narrata con grande discrezione. Il tutto
è gioiosamente corretto, politicamente parlando, tanto
da apparire a tratti quasi inconsistente. La scelta come Presidente
di un volto esordiente al cinema benchè noto in Francia
e lontano dalle fattezze di Mitterand funziona (Jean D'Ormesson),
meno il ripetuto parallelismo con l'isola atlantica, che con
la sua bontà e allegria generale dovrebbe restituire
il sorriso a Hortense e una specie di giustizia postuma agli
equilibri della trama.
In questi tempi di apparenti rivoluzioni morali non consolerà
notare che i politici da tempo “mangiano” e anche
con un gusto fuori dell'ordinario; invece chi cucina, chi
inventa, in generale chi crea qualcosa di personale, dovrà
riconoscere nella parabola di Hortense che anche se il proprio
lavoro viene fruito da molti, il reale apprezzamento della
qualità resterà sempre una merce piuttosto rara.
[emiliano duroni]
|