Il giovane
Sébastian, operaio di fortuna, è in cerca di
una svolta nella propria vita. Una misteriosa lettera, indirizzata
ad un’altra persona, sembra l’occasione tanto
agognata. Seguendo precise quanto rigide indicazioni, pedinato
da un ambiguo poliziotto, giunge in una remota villa in cui
alcuni facoltosi giocatori d’azzardo scommettono sulla
vita di 13 piccoli disperati. Un gelido apologo sulla follia
della nostra società. Mai giocare col proprio destino...
In un bianco e nero dai profondi scuri ed abbaglianti chiari,
il 26enne regista debuttante Géla Babluani costruisce
un intenso thriller psicologico giocato prevalentemente sulla
forza delle immagini e seratezza di montaggio. Insieme al
protagonista sprofondiamo all’interno dell’anima
più nera dell’uomo in un gioco al massacro in
cui la vita umana perde ogni suo valore all’interno
di un agghiacciante gioco di morte. Attraverso una roulette
russa composta da 13 giocatori Babluani tiene inchiodato lo
spettatore alla poltrona grazie ad una costruzione di tensione
e gestione della suspence da veterano del genere, grazie all’uso
emotivo di oggetti, dettagli, particolari che evidenziano
una predilezione per certo cinema sovietico delle origini,
da Vertov ad Ejsenstein. Inquadrature larghe e luci direzionali
sono i tratti stilistici di un regista di cui se riuscirà
a gestire e convogliare al meglio il suo indubbio talento,
risentiremo molto presto parlare. Vincitore del Leone del
Futuro - Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”.
[fabio melandri]
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