Sindaca o sindaco? Ministra o ministro? La questione linguistica ormai s’intreccia con quella culturale. Conservatori e progressisti, fini linguisti e ultra gender si battono per modificare o mantenere il linguaggio comune. Ognuno tira l’acqua al proprio mulino e sarà solo la storia, quella che mai potremo constatare, a dire quale linea prevarrà. Le incongruenze fioccano, per esempio se non si può dire più uomo per riferirsi all’intero genere umano perché bisognerebbe dire persona per definire il singolo individuo? E allora individuo?
Eppure qualche certezza l’abbiamo ancora, il mondo del cinema per esempio. Attore è maschio, attrice è femmina e regista dipende dall’articolo, o, se mettere l’articolo è discriminatorio, come è stato detto, basta leggere il nome per farsi un’idea. Sempre sia lecito farsi un’ idea del genere.
Margarethe von Trotta regista, oppure la regista Margarethe von Trotta. Martin Scorsese regista oppure il regista Martin Scorsese. Semplice, no?
No, purtroppo no, la certezza non è del mondo contemporaneo. Nel manifesto del film di “Un’altra Vita – Mug“ abbiamo il titolo scritto in giallo, sotto al quale appare la scritta più piccola: “Un film di Malgorzata Szumowska”. E fin qua ci siamo; ma sotto una bella e grande foto dei due protagonisti appare la frase spiazzante: “Dal regista di Body e In the name of”.
Dal? Le idee ci si confondono di nuovo quindi Malgorzata Szumanowska è uomo, oppure dal è diventata una preposizione femminile? Oppure regista è parola maschile e solo al maschile va declinato? O è un messaggio subliminale di liberazione dalla discriminazione sessuale? O forse il budget era finito e non avevano i soldi per stampare le due lettere che mancavano?
Per uscire da questo stato confusionale transgrammaticale urgono delucidazioni. Magari direttamente dalla regista Malgorzata Szumanowska.
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