Questa rubrica non prevede stroncature ma analisi, suggestioni, phatos, emozioni. In una parola la vita nuova che un film o anche singolo movimento di macchina riesce a suscitare. Quindi avendo assistito a “Sotto una buona stella”, non scriveremo ciò che istintivamente vorremmo scrivere; e cioè che se Kurtz in “Cuore di tenebra” moriva” pronunciando in un rantolo: «L’orrore! L’orrore!», il povero spettatore che ha avuto la sventura di assistere all’ultimo film di Carlo Verdone cosa dovrebbe dire?
È il male cinematografico, la banalità fatta carne, la bestemmia della parola recitazione (i due figli giovani soprattutto), il motivo per cui questo Paese non si riprenderà più; l’assenza totale di ironia, il grottesco trionfo del politicamente corretto, l’incapacità di scrivere una storia, il conformismo osceno, il nulla morale.
Maledetto Conrad ci hai rubato la battuta…
No, scriveremo di come il film, campione d’incassi, risulti meno incisivo dal punto di vista strettamente comico e di come la recente produzione di Verdone assomigli sempre di più, per struttura e fattura, agli ultimi film diretti e interpretati da Albero Sordi.
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