“Zio Vanja“, capolavoro del drammaturgo russo Anton Čechov, amico del romanziere Lev Tolstoj, viene riproposto sul palcoscenico del Teatro Arcobaleno di Roma nella rielaborazione di Duccio Camerini, asciugato nella trama e nei personaggi, ma con la stessa carica drammatica e descrittiva.
L’azione si svolge nella tenuta di campagna del professor Serebrijakov. Lui, che del dramma è il perno attorno a cui tutto ruota, qui è solo un’ombra, una presenza impalpabile dietro le quinte: in scena si assiste alle conseguenze della sua volontà attraverso le azioni della moglie, della figlia avuta da un precedente matrimonio, del medico di campagna e del fratello, lo Zio Vanja del titolo. Personaggi in perenne attesa che qualcosa accada. Corrosi da accidia e indolenza, vivono di apparenza piuttosto che sostanza. Sono sospesi in uno stato perenne d’incertezza, che lascia uno spazio minimo alla speranza, a cui si aggrappano spinti più dalla disperazione che dalla convinzione.
Tutto questo è reso attraverso una recitazione piana, in cui improvvisamente si innesta una parte sincopata ed isterica, che trasforma i personaggi in burattini, marionette protagoniste di una tragedia ridicola o commedia triste. Bravi gli attori, nessuno escluso, che riempiono lo spazio decorato da Roberta Gentili per una regia, dello stesso Camerini che veste anche i panni del medico condotto, capace di costruire vie di fuga in cui i personaggi si perdono, rimanendo intrappolati del loro “volere ma non posso”.
Titolo | Zio Vanja |
Autore | Anton Čechov |
Adattamento | Duccio Camerini |
Regia | Duccio Camerini |
Musiche | Alchimusika |
Scene | Roberta Gentili |
Interpreti | Sandro Calabrese, Duccio Camerini, Ciro Carlo Fico, Mattia Giovanni Grazioli, Maria Vittoria Pellecchia e Francesca Sgheri |
Durata | 90' |
Anno | 2016 |
Genere | Drammatico |
Applausi del pubblico | Ripetuti |
In scena | in turnè |
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