Arriva a Roma lo spettacolo “Una casa di bambola” di H. Ibsen, una produzione del Teatro Franco Parenti/ Fondazione teatro della Toscana, per il secondo anno in tournée. Testo teatrale ispirato ad Ibsen da una vicenda vera accaduta ad una sua amica e autrice, scritto in gran parte durante un soggiorno in Italia, rimane uno tra i suoi più noti capolavori. Un lavoro teatrale che fin dall’inizio ha creato non poche discussioni: con Nora per la prima volta veniva messa in scena una donna volitiva che si ribellava al conformismo dell’epoca, in particolare si ribellava a quei tanti puntelli che l’Ottocento continuava a mettere a
Essere donna allora, soprattutto se si apparteneva ad una classe sociale medio/alto borghese, significava passare dalla prigionia del padre a quella del marito. Non dimentichiamo che da Ipazia ai giorni nostri la donna ha faticato moltissimo ad affermare il proprio ruolo e la propria indipendenza e libertà. Siamo alla fine dell’Ottocento e le donne ancora portano nella quotidianità i vestiti accollati e i corsetti, a volte così stretti che spesso svengono, molte muoiono di tisi a causa delle tremende diete alle quali si sottopongono per essere belle e desiderabili: questa è l’unica arma che hanno per poter sedurre i loro uomini e ottenere qualche piccolo privilegio, nessuna possibilità di essere le protagoniste per una volta all’interno della società maschile;
E Nora chi è? Cosa fa questa donna che le altre di solito non fanno per seguire regole e convenzioni sociali? Si ribella, nella sua disarmante ingenuità, perché Nora è sinceramente ingenua ma fortunata, la forza dell’amore la porta a risolvere e a vincere tutte le difficoltà, violando la legge, così dice all’amica Kristine : “Devi sapere che ci sono delle cose che si chiamano interessi trimestrali”, pensata con stupore, entusiasmo ed orgoglio, perché nonostante le sia negata anche la chiave della cassetta della posta è riuscita negli anni a non rivelare a Torvald, il marito, il terribile segreto ed estinguere un debito. La gravità dell’atto della protagonista scandinava sta nell’aver falsificato una firma al posto del padre. Con quest’azione in realtà firma l’inizio della sua emancipazione, fa quello che un secolo dopo, autonomamente faranno tante donne e salva in questo modo la vita del marito malato. La trama è conosciuta da molti e forse è anche bello riscoprirla a teatro. Quello che importa non sono gli intrecci e gli avvicendamenti dei personaggi, ma il fatto che come dice Joyce: “Ibsen tiene in particolare al nudo dramma senza orpelli”.
L’opera ha stimolato la fantasia dei registi anche se c’è da considerare che siamo alla fine dell’Ottocento ed esiste una densa quarta parete da rispettare per poter entrare con dignità e rispetto nel dramma ibseniano. La regia di Andreè Ruth Shammah fornisce una visione femminile, ha voluto evidenziare il lato manipolatore di Nora, dando maggior valore all’aspetto positivo degli uomini del dramma e a quello negativo delle donne, anche Kristine (la migliore amica) in fondo manipola Krogstad (l’uomo che la ricattava e minacciava di rovinarla), per salvarla dalla più nera disperazione.
Chi rimane di positivo in questa versione, oltre ai poveri uomini manipolati? La bambinaia che ogni tanto si cimenta in poetiche pillole di saggezza ibseniane. I due protagonisti (Filippo Timi e Marina Rocco) si impegnano al meglio per reggere il gravoso compito, così come gli altri interpreti che si fondono armoniosamente con l’atmosfera natalizia. Applausi al finale.
Titolo | Una casa di bambola |
Autore | Henrik Ibsen |
Adattamento | Andrée Ruth Shammah |
Regia | Andrée Ruth Shammah |
Musiche | Michele Tadini |
Scene | Gian Maurizio Fercioni |
Costumi | Fabio Zambernardi in collaborazione con Lawrence Steele |
Luci | Gigi Saccomandi |
Aiuto regia | Benedetta Frigeri |
Interpreti | Filippo Timi, Marina Rocco, Mariella Valentini, Andrea Soffiantini, Marco De Bella, Angelica Gavinelli, Elena Orsini, Paola Senatore |
Durata | 140' |
Produzione | Teatro Franco Parenti/Fondazione teatro della Toscana |
Applausi del pubblico | Ripetuti |
In scena | In scena al teatro Argentina dal 7 al 19 febbraio |
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