Tommaso Maestrelli (Nello Mascia) è il “sopravvissuto”. Ha rischiato di morire in  tre momenti, una volta sotto i bombardamenti in Jugoslavia, quando stava per prendere l’areo precipitato con tutta la squadra del Grande Torino e infine guarendo da un tumore al fegato. Sul palco del Parioli è di scena “Tommaso Maestrelli: l’ultima partita”, scritto da Pino Galeotti, Roberto Bastanza e Giorgio Serafini Prosperi che firma anche la regia.

Lo studio drammaturgico di questa pièce è il frutto di un lavoro accurato sulle fonti. Lo spettacolo dedicato all’allenatore della Lazio negli anni 1974-76, è un omaggio all’uomo Maestrelli più che al personaggio che si legge nei rotocalchi: al di là di quello che si dice sul mondo del calcio in generale, stavolta lo sport non c’entra. C’entrano i sentimenti, le debolezze, la volontà di un uomo normale, che ha osato, che si è spinto oltre la malattia vincendola, credendo nelle proprie ispirazioni e trasmettendole agli altri: la  famiglia, i giocatori della Lazio, Giorgio Chinaglia (Massimiliano Vado), Luciano Re Cecconi (Carlo Caprioli), la moglie Lina Maestrelli (Teresa Federico)e Renato Ziaco medico della squadra (Gino Nardellla).

Le due panche bianche, poste specularmente al centro della scena, sono gli unici elementi che costruiscono i quadri dell’azione. La panca diventa la tavola che la signora Lina apparecchia, la panchina dei giocatori a bordo campo, lo spogliatoio, il sedile d’attesa all’ospedale e il  tavolo da gioco della casa al mare. Ogni cosa ha un suo tempo, quello del gioco e quello del racconto. La scenografia qui è di fondamentale importanza: la panchina dell’ospedale è il simbolo dell’attesa in generale. Quella di Lina che aspetta le lettere di “Masino” dalla Jugoslavia, l’attesa del goal quando la Lazio è tornata in auge, l’attesa di una risposta positiva per la salute del mister biancoceleste. La peculiarità di questa opera sta proprio nella complessità della struttura temporale-narrativa. Scritta come una cronaca, presenta un copione quasi cinematografico che in un’ora e quaranta intreccia situazioni, salti temporali carichi di avvenimenti che si sovrastano e si armonizzano come in un film.

Il personaggio della signora Lina vive nel passato, i suoi sono i flashback della giovinezza trascorsa col marito; l’accento pugliese ne fa un personaggio accogliente, quasi materno. Giorgio Chinaglia invece, è la rottura del racconto e la vera forza dello spettacolo: è un personaggio invadente, rissoso, come nella realtà, un ruolo che necessita un’interpretazione vigorosa, centrata perfettamente da Massimiliano Vado. Se questo spettacolo si è imposto prima al Ghione e  in questa stagione al Parioli, un motivo ci sarà e risiede in parte nella scrittura (come detto), capace di sviscerare l’animo dei personaggi, tutti protagonisti, rendendoceli sinceri e in parte nell’introspezione psicologica della storia in sé.

Perché prestare al teatro una figura del genere? Perché parlare di calcio? In fondo Maestrelli è un uomo qualunque, né un santo né un eroe; è proprio qui, in questo pre-giudizio, che si inciampa. In questa pièce il calcio è solo un espediente che si dimentica presto. Più che di un allenatore competitivo viene fuori il ritratto di un padre rassicurante, un esempio per i suoi ragazzi. “Tommaso Maestrelli: l’ultima partita” è uno spettacolo bello e commovente,  perché le riflessioni che ne derivano vanno ben più in là dei colori di una maglia.

Serena Giorgi

TitoloTommaso Maestrelli, l'ultima partita
AutoreGiorgio Serafini Prosperi, Pino Galeotti, Roberto Bastanza
RegiaGiorgio Serafini Prosperi
MusicheStefano Ianne
SceneFrancesco Ghisu
CostumiHelga H Williams
SuonoRaffaella Vitiello
LuciRaffaella Vitiello Alberto Maria Trabucco
Aiuto regiaSilvana Rossomando
InterpretiNello Mascia, Massimiliano Vado, Carlo Caprioli, Teresa Federico, Gino Nardella
Durata100'
ProduzioneT.G.G.M. Snc Compagnia Teatro Giovane
OrganizzazioneAntonio Mastellone, Serena Cerracchio
Anno2014
GenereCommedia
In scenaTeatro Parioli 23 ottobre al 9 novembre