Ancora la scimmia, in primo piano sulla locandina. Sul palco ne ritroviamo sei ad affiancare e circondare la protagonista del titolo: Veronika. Con “Ti regalo la mia morte, Veronika” Antonio Latella affronta per la seconda volta Rainer Werner Fassbinder dopo “Le lacrime amare di Petra von Kant” del 2006. Nello spettacolo in scena al Teatro Argentina ritroviamo però anche alcuni dei suoi tratti distintivi o, almeno, quelli che il regista napoletano ha amato utilizzare nei precedenti lavori. Scimmie dal pelo bianco che gradualmente si spogliano, dando vita ad altrettanti personaggi. Mimare di battute come se si scrivesse su un foglio immaginario. Un coro che declama la punteggiatura e tutte le note didascaliche di un copione. Microfoni utilizzati per alterare il suono della voce.
Quello però che colpisce di quest’ultima produzione è il suo essere partito non da un testo ma dall’opera tutta che Fassbinder ha dedicato alla rappresentazione e all’analisi della donna. Opera che lo stesso Latella conduce nella sua di poetica e che da tempo indaga attraverso le protagoniste delle creazioni teatrali. O forse sarebbe meglio parlare di visioni, perché il teatro di Latella può essere definito, senza dubbio onirico, visionario anche. E questa caratteristica si rispecchia nell’assemblaggio di “Ti regalo la mia morte, Veronika”, dove i piani narrativi si mescolano, i tempi e gli spazi si sovrappongono. Proprio come in un sogno o in una visione.
Partendo dalla rievocazione della vicenda di Veronika Voss, ultima tra le protagoniste del cinema fassbinderiano, la pièce allarga la visuale su alcune tra le altre donne che hanno ispirato il regista tedesco, sia nella vita professionale che in quella privata. Latella dirige Monica Piseddu vestendola di un cappotto rosso che copre una sottana color carne, stesso colore utilizzato per la biancheria intima che ricopre gli altri attori nascosti sotto le scimmie. Sul palco, una fila di poltrone di legno, tipiche di un vecchio cinematografo mentre su un fondale di pelliccia bianco sono proiettati bei giochi di ombre che vanno a disegnare l’immagine di Fassbinder e quella dell’attrice ispiratrice del personaggio di Veronika Voss, Sybille Schmitzu.
Non è uno spettacolo facile da seguire. Impegnativo, certo, ma in molti tratti addirittura ostico. I continui rimandi meta-teatrali, i riferimenti e le citazioni rendono l’ingranaggio faticoso, difficilmente avvicinabile. È come se il regista, con questa operazione, avesse voluto dar sfogo liberamente (come esplicitato nel sottotitolo), alle proprie visioni, mettendo se stesso al centro dello spettacolo prima ancora della poetica del cinema fassbinderiano, della trama e, in definitiva, dello spettatore.
Titolo | Ti regalo la mia morte, Veronika |
Autore | Rainer Werner Fassbinder |
Adattamento | Antonio Latella e Federico Bellini |
Regia | Antonio Latella |
Musiche | Franco Visioli |
Scene | Giuseppe Stellato |
Costumi | Graziella Pepe |
Luci | Simone de Angelis |
Aiuto regia | Brunella Giolivo |
Interpreti | Monica Piseddu, Valentina Acca, Massimo Arbarello, Fabio Bellitti, Caterina Carpio, Sebastiano Di Bella, Estelle Franco Nicole Kehrberger, Fabio Pasquini, Annibale Pavone, Maurizio Rippa |
Durata | 120' |
Produzione | Emilia Romagna Teatro Fondazione nell’ambito di Progetto Prospero |
Applausi del pubblico | Timidi |
In scena | Al Teatro Argentina fino al 14 febbraio 2016 |
Nessun commento