The Carnage – I cannibali

La follia sotto la normalità; l’incubo dietro la quotidianità; la cruda verità dei fatti nascosto dal barocchismo delle parole e delle apparenze. Sono queste le colonne intorno alle quali viene costruita la drammaturgia scritta, diretta ed interpretata da Massimiliano Caprara (leggi l’intervista rilasciata a Il Grido), che dopo il successo dello scorso anno, chiude domenica 21 maggio al Teatro dell’Angelo di Roma le tre settimane di repliche.

ph. Flera

Uno spettacolo che non può e non lascia indifferenti, per la capacità di cambiare ritmo e registro tanto repentinamente quanto inaspettatamente. Sì, perché sotto l’invito di cortesia, dietro la prolissità di parole, la fraudolenta cortesia che si instaura tra due coppie di vicini di casa durante una cena nell’appartamento di una delle due, si cela crudeltà, violenza, cinismo che inizialmente lo si può solo intuire da piccoli segnali dettati da una scenografia scarna ed essenziale ed una mimica nelle espressioni e movimenti dei quattro protagonisti che sconfessa quanto dicono, esprimono, affermano con le parole.

Un’inquietudine crescente, costellata di micro-situazioni tra il grottesco ed il surreale (un bambino chiuso a chiave nella stanza, come un’opulenza più raccontata che ostentata dai due padroni di casa) pronta ad esplodere come una bomba ad orologeria di cui è impazzito il timer. Un tutti contro tutti che è il meccanismo drammaturgico attraverso il quale emerge una cinica ma assai verosimile rappresentazione della società, del concetto di famiglia, dell’idea di educazione.

Max Caprara, visto di recente nella fiction di Raiuno “Rocco Schiavone”, Stefano Ambrogi tra i protagonisti di “Lo chiamavano Jeeg Robot”, Antonella Alessandro la voce italiana tra l’altro di Selma e Patty dei Simpson e Alessandra Muccioli, sono i protagonisti di uno spettacolo spiazzante, che passa senza soluzione di continuità dalla commedia al dramma, dalle risate alla violenza per colpire nel profondo, tanto che si esce dalla sala attoniti, fino a quando lo spettacolo sedimentando nel profondo, non esplode improvvisamente a distanza di tempo, lasciando un’imperitura impronta emozionale.