1984. La Apple lancia il primo computer Macintosh; muore Enrico Berlinguer; debuttano sulla scena musicale i Red Hot Chili Pepper; a Catania Giuseppe Fava viene assassinato dalla Mafia davanti al teatro in cui la nipote recitava in “Pensaci Giacomino”; al cinema esce “C’era una volta in America” di Sergio Leone.
Ma per molti romani, anzi romanisti, il 1984 è l’anno della finale di Coppa dei Campioni, giocata nella Città Eterna, dalla squadra giallorossa contro i campioni provenienti dalla città dei Beatles. 30 maggio, ore 20:10, Stadio Olimpico: Roma-Liverpool.
E rievocando oggi quell’episodio, a 34 anni di distanza dall’incontro, a 24 dalla scomparsa tragica del Capitano di quella squadra Agostino Di Bartolomei, a due giorni dalla reiterazione di quella stessa partita valida questa volta per l’accesso alla Finale di Champions League a Kiev, la carica emozionale di allora si rinnova con la medesima forza e devastante fatalità. Sì perché il racconto che Giuseppe Manfridi fa di quell’evento è un dramma (sportivo) multisensoriale. La parola si fa immagine, i toni si colorano di commedia grottesca, il climax emotivo alterna risate e riflessioni malinconiche di un mondo così lontano ma non così tanto diverso da oggi, dove la trepidazione del tifoso giallorosso di allora ricalca la medesima di coloro che tra un paio di giorni rivivranno, si spera (non troppo) con diverso finale, quella stessa meravigliosa ed al contempo drammatica partita.
Manfridi scrive un testo brillante e commuovente; ci fa rivivere un tempo ed un luogo strappandolo alla polvere del passato per riproporcelo vivo, pulsante, carico; ci racconta “quella partita” come se questa volta le cose potessero andare in maniera differente senza la squalifica di Maldera, i crampi di Cerezo, i singulti di Pruzzo, senza quel fenomenale pagliaccio di Grobbelaar che balla sulla riga di porta o morde le corde della rete durante quegli «ultimi maledetti rigori». Ed il fermo immagine del grande Ago che sta per calciare il suo rigore, quello sì vincente, sulle musiche di Bob Dylan e della sua struggente “Knocking On Heaven’s Door” che chiudono lo spettacolo, è il perfetto emblema dell’essere romanisti – ieri come oggi -, sempre sulla soglia del “Paradiso calcistico” a cui l’entrata è per un motivo o altro preclusa. Ma nonostante tutto, orgogliosi di far parte di questa storia fatta di atti mancanti e vittorie sfuggite per minimi accidenti.
Titolo | Roma - Liverpool 1-1 1984 Un kolossal dell'anima |
Autore | Giuseppe Manfridi da un'idea di Daniele Lo Monaco |
Regia | Giuseppe Manfridi |
Interpreti | Giuseppe Manfridi |
Durata | 110' |
Produzione | Viola Produzioni |
Anno | 2010 |
Genere | Monologo |
Applausi del pubblico | Fragorosi |
In scena | 30 aprile 2018, Sala Umberto di Roma |
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