C’era una volta Pinocchio. Dispettoso, ribelle, curioso della vita, scaltro e ingenuo. Sappiamo qual è il significato del lascito di Carlo Collodi: Pinocchio siamo noi, è il percorso della vita. Le battaglie, le ribellioni, la voglia di viaggiare liberi e, al tempo stresso, il desiderio di non rimanere soli; la paura della solitudine e l’incapacità di sconfiggerla accontentandoci di amicizie e relazioni sbagliate. Se vogliamo è la storia che ci ha raccontato Danny Boyle in “Trainspotting”, la cui indimenticabile “Born Slippy” degli Underworld si presta a essere parte della colonna sonora in questo interessante spettacolo di Simone Perinelli.

Pinocchio, cioè il signor P., è seduto davanti al giudice in tribunale sul banco degli imputati e ripercorre la storia del burattino trasformato in ragazzo in chiave vertiginosamente pop: l’incontro con la fatina, la fuga dal gatto e la volpe, Lucignolo e il paese dei balocchi, il ventre della balena e Geppetto. Sul palcoscenico Perinelli non si risparmia e dà spazio a innumerevoli trovate: esilaranti, intelligenti e creative. La scenografia è composta da un semplice tavolo di ferro al centro della scena e da un microfono al lato. Alcuni oggetti saltano fuori dalle tasche del performer: un lecca-lecca, una corda per saltare; segni dell’infanzia dai quali sembrerebbe necessario separarsi per crescere. Pinocchio è Mark Renton di “Trainspotting”: cresciuto assimilando le brutture dell’ambiente circostante. Crisi economiche, pregiudizi culturali, ineguaglianze sociali, opportunismo e meschinità forgiano il suo essere. La materia legnosa di cui è fatto si adegua al clima circostante per non soccombergli. Una forza ancestrale lo guida verso la ricerca della felicità e Pinocchio va avanti raccontando a velocità crescente i motivi del malessere, come se sgranasse un rosario. In uno stile urbano-pop, il Pinocchio di Perinelli non si arrende ma risale la china, con un sorrisetto impertinente sulla bocca.

Interessante, mai banale e ricca di spunti di riflessione, “Requiem for Pinocchio” far riflettere sul modo contemporaneo di affrontare il tema del male sociale e dell’infelicità, in una chiave scevra dell’autocommiserazione che spesso serpeggia negli spazi teatrali. Nella ricchezza creativa dell’autore e nell’autodenuncia dell’inadeguatezza a vivere in un mondo tale, non si scorgono tracce di vittimismo. La protesta rimane ilare e impertinente. E per questo viva.

TitoloREQUIEM FOR PINOCCHIO
AutoreSimone Perinelli con un estratto di “Emporium, poemetto di civile indignazione” di Marco Onofrio
RegiaSimone Perinelli
Aiuto regiaIsabella Rotolo
InterpretiSimone Perinelli
Durata60'
Progetto graficoprogetto fotografico Guido Mencari
Applausi del pubblicoRipetuti
CompagniaLeviedelfool
In scenaCentrale Preneste Teatro - 7 febbraio 2015