Paranza – Il miracolo

Un carro votivo: un marchingegno costruito dagli uomini con materiali improvvisati per raggiungere il cielo e chiedere agli dei di intervenire per concedere ciò che in Terra viene negato. Una donna malata, un direttore d’ufficio, una borghese terremotata e una cantante decidono di rivolgere a Dio il loro sacrificio e di trasportare il peso del carro per un giorno, affinché interceda e li sollevi dalla loro misera condizione. Nella rappresentazione del sacro inserita nel progetto “Tra cielo e Terra” (programma ideato da Teatro di Roma in collaborazione con i Teatri del Sacro per rilanciare il tema del sacro e profano nelle rappresentazioni contemporanee), Clara Gebbia ed Enrico Roccaforte firmano la regia di “Paranza – Il miracolo” (vincitore de I Teatri del Sacro 2013), che colpisce per l’estetica delle immagini e il profumo di sacro che emana.

Come una madonna messicana, quasi una Frida Kalo con raggi di energia colorata che si espandono dal cranio verso l’infinito, Germana Mastropasqua nei panni della cantante, intona e fa da colonna sonora ai racconti di miseria e rassegnazione dei personaggi. Ognuno lamenta una situazione di disagio: la crisi economica che scardina l’equilibrio sociale, colpisce le storie di personaggi diversi tra loro che, nella preghiera al divino, trovano un punto di contatto. E così, nel portare a spalla il carro votivo, la terremotata accetta di indossare la sciarpa maleodorante della malata e il manager dà ascolto alla precarietà dell’artista. Il canto sacro unisce la marcia di speranza e avvolge la sofferenza comune. L’arte è ancora il mezzo di riconciliazione e di sguardo verso il divino.

L’impronta pop della regia caratterizza la scenografia e crea un amalgama con il sacro. Di impatto le immagini sulla scena: dalla Madonna-Frida alla macchina sacra che avanza sorretta dai quattro bravi attori. Niente è lasciato al caso, tutto sembra confluire in una scelta registica coerente, anche nei cromatismi rossi e fucsia. Tutto scorre come una litania di chiesa, monotona e ristoratrice.