Alessandro Baricco che affabula di eroi greci all’interno del Palatino. La suggestione è enorme. La storia, la leggenda, l’epica. Le tre dimensioni dello spettacolo si moltiplicano esponenzialmente. La vicenda narrata risale ai tempi dell’antica Grecia, divampa con la narrazione orale di Omero, scavalla con la contro-storia narrata dai posteri, si incastona nella cornice, strabiliante, dello Stadio di Domiziano illuminato di notte e si materializza nel presente di smartphone e tablet, che come lucciole brillano e riprendono lo spettacolo.
E’ una storia sconosciuta quella di Palamede, l’eroe, illuminista ante litteram ci dice Baricco, che era il più bello di tutti, il più intelligente, il più geniale, colui che sapeva costruire le macchine da guerra, che aveva inventato il concetto di “parola d’ordine”, amico inseparabile di Achille tanto che quando combattevano insieme non ce n’era per nessuno: uno il braccio, l’altro la mente.
Ma troppa bellezza, troppa razionalità forse provocano invidia e cosi Palamede prima viene accusato di tradimento da Ulisse, il suo rivale, poi condannato a morte e infine con metodi che oggi definiremmo staliniani, cancellato dai libri di storia. E di poesia. E anche Omero, ci suggerisce Baricco, nella sua narrazione ammiccante, compiaciuta e irresistibile, cede. Non vuole rogne Omero e quindi di Palamede nelle sue opere non ci sarà traccia, nemmeno un verso, nemmeno una parola.
Saranno storici, filosofi e gossippari successivi (Filostrato su tutti) a parlarne, una riga qua, un pettegolezzo là, fino ad arrivare a Gorgia di Lentini sofista per eccellenza, che darà un saggio della sua arte retorica scrivendo una perorazione, che lui immagina Palamede avrebbe pronunciato al processo in propria difesa.
E qui lo spettacolo di narrazione, musica, tensione, storia, etica, scrittura, epica e letteratura si ferma.
Anzi si trasforma, diventa teatro convenzionale, dove un attore recita un monologo.
Talmente convenzionale da voler essere originale. Palamede è interpretato da un’attrice.
E lo stesso disagio che si prova quando un uomo interpreta una donna, lo si avverte in questo caso. Palamede non ha nessuna delle sfumature fin qui descritte dal narratore, è imbronciato, non ha mistero, né fascino, né tantomeno intelligenza; declama le sue ragioni senza viverle, attento solo a scandire bene le parole.
La sicurezza e l’efficacia del Baricco narratore si smarriscono nel Baricco regista, la messa in scena risulta divisa nettamente in due parti, non fuse tra di loro.
Ma sono quisquilie, opinioni di un clown (le opinioni ce l’hanno tutti, non contano, conta la verità ci ha appena svelato Palamede-Baricco).
La realtà sono gli applausi scroscianti che accolgono alla fine della rappresentazione il narratore, Alessandro Baricco, l’attrice Valeria Solarino e la scena, il Palatino.
Titolo | Palamede. La storia |
Autore | Alessandro Baricco |
Regia | Alessandro Baricco |
Musiche | Nicola Tescari |
Scene | Roberto Tarasco |
Costumi | Giovanna Buzzi – Low Costume |
Luci | Roberto Tarasco |
Interpreti | Alessandro Baricco, Valeria Solarino |
Durata | 60' |
Produzione | Elastica |
Anno | 2016 |
Genere | monologo |
Applausi del pubblico | Fragorosi |
In scena | Dal 4 luglio al 9 luglio 2016 allo Stadio Palatino - Anteprima REf16 |
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