Un minuto di silenzio, poi due, poi tre. Ancora quattro. Diventano dieci. Dieci minuti di silenzio per onorare un compagno di squadra. Per salutare un amico. Per rendere giustizia a una vittima. Siamo nell’Argentina della fine degli anni Settanta, quella feroce governata dalla dittatura dei colonnelli, nello spogliatoio della squadra di rugby La Plata.
Al Piccolo Eliseo di Roma Giuseppe Marini mette in scena “Mar del Plata”, la storia, vera, di un gruppo di ragazzi (17 nella realtà), appassionati giocatori di rugby, uniti dalla palla ovale e da un’amicizia incondizionata. Un atto unico – tratto dal libro di Claudio Fava – che racconta dopo quarant’anni la vicenda della squadra che, nonostante fosse stata decimata dalla crudeltà dei militari di Videla, rimase in campo a giocare fino alla fine del campionato. E i dieci, lunghissimi, minuti di silenzio sono quelli che la squadra dedica alla scomparsa di Hernan Roca, il mediano di mischia. Un gesto compreso e condiviso anche da chi era sugli spalti.
“Mar del Plata” è uno spettacolo forte, emozionante. Un pugno allo stomaco. Ti colpisce quasi a tradimento, lasciandoti sbigottito. Sulla scena, che riproduce uno spogliatoio (creato nei dettagli da Alessandro Chiti), la goliardia iniziale dei ragazzi (tutti bravi e credibili) cede il passo dapprima alla rabbia, poi alla paura – a mano a mano che scompaiono, a turno rapiti, torturati e uccisi – e, infine, al coraggio. Lo stesso sentimento che nel finale contagia l’allenatore Perreira, interpretato da un Fabio Bussotti più a suo agio come eroe che nei panni dell’uomo vigliacco che sceglie l’omertà alla verità. Un coraggio mai placato nel cuore, nell’animo e nei gesti di Raul Barandiaran, l’unico a sopravvivere, memoria storica del dramma che affida poi il racconto a Fava. Divisa da rugbista intensamente indossata dal bravo Giovanni Anzaldo che, con il monologo finale, sferra l’ultimo, efficace colpo.
Alla fine resta la consapevolezza di aver assistito a un pezzo di storia troppo spesso dimenticata. Una storia che non ha Paese o nazione. «Perché – come ha affermato Claudio fava – poco importa che quei ragazzi fossero argentini o siciliani. Importa come vissero. E come seppero dire di no».
Titolo | Mar del Plata |
Autore | Claudio Fava |
Regia | Giuseppe Marini |
Scene | Alessandro Chiti |
Costumi | Sabrina Chiocchio |
Luci | Umile Vainieri |
Interpreti | Claudio Casadio, Giovanni Anzaldo, Fabio Bussotti, Andrea Paolotti, Tito Vittori e con (in ordine alfabetico) Edoardo Frullini, Fiorenzo Lo Presti, Giorgia Palmucci, Alessandro Patregnani, Guglielmo Poggi |
Durata | 100' |
Produzione | Società per Attori e Accademia Perduta Romagna Teatri con il Patrocinio di Ambasciata Argentina in Italia e Federazione Italiana Rugby |
Anno | 2015 |
Applausi del pubblico | Scroscianti |
In scena | Al Piccolo Eliseo fino al 22 novembre 2015 |
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