«I giochi di magia son terminati. Come t’avevo detto, quegli attori erano solo spiriti dell’aria, ed in aria si son tutti dissolti, in un’aria sottile ed impalpabile. E come questa rappresentazione – un edificio senza fondamenta – così l’immenso globo della terra, con le sue torri ammantate di nubi, le sue ricche magioni, i sacri templi e tutto quello che vi si contiene è destinato al suo dissolvimento; e al pari di quell’incorporea scena che abbiam visto dissolversi poc’anzi, non lascerà di sé nessuna traccia. Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita». William Shakespeare
Il dramma, ambientato su di un’isola imprecisata del Mediterraneo, racconta la vicenda dell’esiliato Prospero, vero duca di Milano, che per riportare la figlia Miranda al posto che le spetta, trama utilizzando illusioni e manipolazioni magiche. Mentre il fratello Antonio e il suo complice, il Re di Napoli Alonso stanno navigando, in ritorno da Cartagine, il mago invoca una tempesta che rovescia gli incolumi passeggeri sull’isola. Attraverso la magia e con l’aiuto del servo Ariel, uno spirito dell’aria, Prospero riesce a tirare fuori la natura bassa di Antonio, a redimere il Re e a far innamorare e sposare la figlia con il principe di Napoli Ferdinando.
Teatro o Metateatro? Realtà o Sogno? “La Tempesta” offre una molteplicità di chiavi interpretative che costringono lo Spettatore a confrontarsi cono spettacolo crepuscolare nel senso più pieno del termine. L’astro fulgido di Shakespeare ormai declinante, con la vita terrena prossima a concludersi e l’addio al teatro vissuto come realtà e metafora insieme del congedo dal mondo; la figura di Prospero che come nessun’altra porta in sé l’impronta del suo creatore, il Bardo immortale, artefice di realtà “altre” pervase di umanità, incanto e magia, in questo vero alchimista dell’inganno teatrale. E inganno drammaturgico sembra essere la Tempesta che schianta la nave del Re di Napoli, terrificante e apparentemente perigliosa, in realtà sotto il controllo di Prospero attraverso lo spirito dell’Aria che lo serve; è la causa occasionale dell’innesco dell’azione drammatica, che costringe i personaggi ad interagire nell’unità di tempo e luogo del teatro classico. I naufraghi sono figure sbiadite, deboli, caratterizzate solo da vacui discorsi e miserrime ambizioni; un nulla rispetto alla gigantesca figura di Prospero, il mago, colui che controlla gli elementi e prevede il futuro. Cosa vuole il Mago? Vendetta, riscatto, il feudo? E, in definitiva, cosa vuole Shakespeare negli ultimi bagliori della sua vita? La conclusione della commedia lo chiarisce: perdono, redenzione, giustizia. Niente di negativo può perdurare in eterno e a tutti è concessa l’Assoluzione e la libertà dalla schiavitù (perfino all’orrido Caliban, simbolo delle impure tensioni grossolane dell’Anima), in un sereno placarsi della furia degli elementi, simile al dissolversi di un Sogno.
La rappresentazione de “La Tempesta” offre una vigorosa messa in scena del Sogno di Prospero. Scene labirintiche e sospese, videoproiezioni notturne e costumi spettrali evidenziano i tratti onirici della vicenda, senza per questo tramutarla in un incubo. La regia di Daniele Salvo, ben coadiuvata dall’accurata scelta delle luci (Luca Palmieri) e delle musiche, offre un’azione dinamica e ritmata, efficace nelle scene frenetiche e nelle pause intimistiche, con una guida degli attori misurata e convincente. E che attori; Prospero è un magnifico Albertazzi, che a 92 anni tiene la scena con sicurezza, padronanza della voce e carisma ineguagliabile. Bravi anche i comprimari, con un efficace Federigo Ceci nell’animalesco e non facile ruolo di Caliban e una splendida Melania Giglio che personifica un Ariel irruento, energico, ansioso e commovente nel desiderio di libertà. Grandi applausi per un meritato successo.
Titolo | La tempesta |
Autore | William Shakespeare |
Adattamento | Daniele Salvo |
Regia | Daniele Salvo |
Scene | Fabiana Di Marco |
Costumi | Daniele Gelsi |
Luci | Luca Palmieri |
Interpreti | Giorgio Albertazzi, Melania Giglio, Selene Gandini, Federigo Ceci, Marco Imparato, Massimiliano Giovanetti, Mario Scerbo, Simone Ciampi, Francesca Annunziata, Giovanna Cappuccio |
Durata | 130' |
Anno | 2015 |
Genere | Commedia |
Applausi del pubblico | A scena aperta |
In scena | Al Ghione dal 20 novembre al 13 dicembre |
Nessun commento