La commedia “La bottega del caffè” si svolge nell’arco di una giornata, in una Venezia che vive gli ultimi bagliori della sua grandezza, con l’ombra della decadenza nascosta nel bon vivre del Carnevale e della vita sociale, focalizzata sulle innovative botteghe del caffè.
Nel campiello prospiciente una di queste botteghe, di proprietà dell’integro e operoso Ridolfo, si svolge l’azione scenica, dominata dal nobile decaduto Don Marzio e frequentata da personaggi spinti da varie motivazioni: il giovane Eugenio dal vizio del gioco, il finto nobile Leandro dagli illeciti guadagni di baro e dall’amore per la ballerina Lisaura, l’onesta e innamorata Vittoria che cerca di salvare il marito Eugenio dalla rovina, la finta pellegrina Placida che ricerca il marito fedifrago.
I personaggi compongono un quadro di tipi della società veneziana dell’epoca, ma in fin dei conti validi ancora, e interagiscono fino al climax conclusivo sotto l’effetto di due forze opposte: il ciarliero, indiscreto, supponente Don Marzio, che diventa suo malgrado, causa scatenante di guai familiari, economici e giudiziari e l’umile e generoso Ridolfo, che si adopera per mitigare gli accadimenti e soccorrere le parti più deboli, segnatamente lo scapestrato Eugenio e la virtuosa moglie Vittoria. Questi due poli opposti focalizzano e dirigono le azioni dei protagonisti, come un deus ex machina bifronte e dualista; sarà comunque il buon Ridolfo a spuntarla, con un desolato e quasi incredulo Don Marzio che alla fine va in l’esilio, adombrando lo stesso Goldoni che chiuderà la sua vita a Parigi.
Lo spettacolo è diretto da Maurizio Scaparro con taglio classico e senza sorprese, scene e costumi sono appropriati e non invasivi. Purtroppo il ritmo è un po’ lento, sfavorito dal testo nato per essere originariamente un intermezzo, poi espanso in seguito al successo delle prime rappresentazioni, ma che ora mostra la corda se confrontato con la frenesia delle rappresentazioni moderne. La vis comica è confinata all’atteggiamento indiscreto e contraddittorio di Don Marzio e funziona finché lui è in scena, ma rallenta e si impantana quando l’azione è degli altri.
Di fatto, è come vedere un veliero in un panorama di barchette e meno male che a interpretarlo c’è Pino Micol, capace di dare al personaggio credibilità, sfumature, atteggiamenti tra lo sfrontato e il sussiegoso con rara maestria e dizione perfetta. Un buon contraltare è il Ridolfo di Vittorio Viviani, anche se forse eccessivamente affettato. Bravi e misurati i comprimari; una nota per le musiche originali del premio Oscar Nicola Piovani.
Titolo | La bottega del caffè |
Autore | Carlo Goldoni |
Regia | Maurizio Scaparro |
Musiche | Nicola Piovani |
Scene | Lorenzo Cutùli |
Costumi | Lorenzo Cutùli |
Interpreti | Pino Micol, Vittorio Viviani, Manuele Morgese, Ruben Rigillo, Carla Ferraro, Maria Angela Robustelli, Ezio Budini, Giulia Rupi, Alessandro Scaretti |
Durata | 135' |
Produzione | Fondazione Teatro della Toscana |
Anno | 2015 |
Genere | Commedia |
Applausi del pubblico | Ripetuti |
In scena | Teatro Argentina, 10 | 15 novembre 2015 |
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