IMG_6796Ivan e il diavolo” è una personale riscrittura di uno dei capitoli de “I fratelli Karamazov” di Fedor Dostoevskij che Alberto Oliva, giovane regista (in questo spettacolo anche attore) e Mino Manni hanno sviscerato.

L’inquietudine regna sul palco. C’è uno sgabello basso al centro della scena, una sola luce ad illuminarlo, uno specchio quadrato sopra un gabinetto logoro, sudicio, a rappresentare la parte più infima dell’io. E seduto di spalle Ivan (Alberto Oliva), esile nella riflessione sulla doppiezza dell’animo umano, sulla capacità dell’uomo di creare sofferenza e ossessionato dal bisogno di trovare delle risposte. Ecco allora che sbuca il diavolo (Mino Manni), o la parte malvagia dell’istinto umano: il lato sporco ma vestito di bianco per contrastarne la vera identità e confondere ancora di più il povero Ivan, che vacilla tra allucinazione e realtà.

Il testo si focalizza sul tema dell’ingiustizia del mondo, prendendo come esempio alcuni fatti della storia contemporanea, in cui le vittime innocenti sono i bambini. Per raggiungere l’«armonia superiore» – ovvero Dio -, l’umanità passa attraverso lo scontro tra bene e male, facce della stessa medaglia, protagonisti complementari. Una dualità, una mutua dipendenza fra queste forze spiega come il male e la sofferenza siano assolutamente necessari, prima alla concezione e poi all’attuazione del bene. È questo il passaggio che Ivan non riesce ad accettare e per il quale si scontra col diavolo. Per lui il fine non giustifica i mezzi.

Lo spettacolo centra la poetica dostoevskiana sulla ricerca trascendentale della verità religiosa, la volontà di avvicinarsi a Dio e la bestialità dell’uomo ma tralascia la tensione fra i personaggi, che sembrano vivere passivamente i propri conflitti. Nella rilettura registica di Oliva la debolezza risiede nel grande divario recitativo. Manni è il diavolo per antonomasia, come l’iconografia lo elegge: seduttore, beffardo, stupido, ammaliante e anche divertente. È accademico, a volte fin troppo, ma capace di camuffare e mutare qualsiasi cambiamento espressivo e vocale. Al contrario Oliva, che volutamente ha creato il personaggio di Ivan inerme, passivo e quasi arrendevole, conduce una recita smorta, amatoriale che stona con quella del collega. L’affiatamento non emerge, nonostante gli sforzi e il ritmo incalzante delle battute di Manni, Oliva non è un attore, anche se lodevole per il coraggio. Il suo ruolo non regge e l’attenzione è tutta sul personaggio del diavolo. L’attesa del pubblico è verso un coup de théàtre che non arriva mai.

Peccato per un testo che ha grandi possibilità interpretative ma che soffre immeritatamente dell’inadeguata assegnazione dei ruoli.

 

TitoloIvan e il diavolo
AutoreFedor Dostoevskij
RegiaAlberto Oliva, Mino Manni
SceneAlberto Oliva, Mino Manni
CostumiMarco Ferrara
LuciAlessandro Tinelli
InterpretiAlberto Oliva, Mino Manni
ProduzioneI Demoni
Anno2014
GenereDrammatico
CompagniaI Demoni
In scenafino al 25 maggio 2014 al Teatro Belli, Roma