Basato sul reperimento di fonti storiche poco conosciute quali le corrispondenze epistolari dal fronte, “Italia 15/18 Storie comuni del tempo di guerra” è lo spettacolo ideato e diretto da Alessandra Fallucchi per celebrare la memoria di quello che fu il più grande conflitto armato mai combattuto, per numero di vittime e mutilati.
Sulla scena una decina di personaggi ne ricostruiscono i momenti. Tre di essi sono soldati Guido (Alessandro Cecchini), Giovanni (Marco Usai) e Emilio (Francesco Mantuano) e provengono da Regioni diverse d’Italia, hanno freddo e paura. Lo spazio scenico occupato è la parte finale del palco, separato da un telo di lino trasparente che crea l’atmosfera atemporale delle trincee. Si muovono limitatamente, sono lontani da tutto. Scrivono alle famiglie, hanno tanti sogni e poco cibo nello stomaco.
Sul proscenio le luci si schiariscono; due seggiole nere ai lati e Marco Foscari seduto su una di essa che imbraccia la chitarra. E’ la voce fuori campo, la narrazione, la storia da manuale e l’accompagnamento musicale. Le donne, il centro intenso dello spettacolo, sono crocerossine, casalinghe, madri, spose, prostitute; piccole mogli in attesa di notizie dal confine. E’ la storia ordinaria di uomini comuni di giovani disertori, di ciò che fu il triennio più sanguinario che il Novecento conobbe. Le micro testimonianze che la pièce propone sono reali. Ci si crede e ci si commuove. Sono le vite di Assuntina (Ilaria Baiocco), giovane casalinga toscana e di Letizia (Ludovica Di Donato), ventenne partita dalla Sicilia alla ricerca del suo Michele e mai più tornata: di Nina (Ilaria Canalini), prostituta per forza e di Lucia (Barbara Ciacci), malata di sifilide. I racconti si affollano come i messaggi e le lettere, i visi e le lacrime. Ma non solo. In “Italia 15/18 Storie comuni del tempo di guerra” esiste la forza della risata, rintracciata nei dialetti dei personaggi, messa al punto giusto, ad alleggerire il racconto esaltato dalle musiche originali dell’epoca, arrangiate e ben interpretate. Gli attori della compagnia Il Carro dell’Orsa sono bravi, capaci sia nel canto che nella lingua dialettale e raggiungono una coralità che fa di questa drammaturgia inedita un bel pezzo di teatro.
Le vicende umane insieme alla storiografia offrono al pubblico la cognizione chiara di quanta sofferenza sopportò quella generazione e soprattutto di come il patriottismo sia venuto meno alla massa di adolescenti che partivano solo perché costretti. «Io non sarò all’appuntamento/ possono forte chiamare il mio nome/ non sarò complice di nessuno/ non sarò carne da cannone», cantano in coro gli attori alla fine di tutto, a ribadire il ripudio per quell’orrore, per non dimenticare quei giovani sconfitti che la guerra la vinsero.
Titolo | Italia 15/18 Storie comuni del tempo di guerra |
Autore | Alessandra Fallucchi |
Regia | Alessandra Fallucchi |
Musiche | Marco Foscari |
Scene | Maria Alessandra Giuri |
Costumi | Maria Alessandra Giuri - Diletta Maria Buschi |
Suono | Agnese Fallongo |
Luci | Paolo Macioci |
Aiuto regia | Sara Meoni e Barbara Ciacci |
Interpreti | Ilaria Baiocco, Ilaria Canalini, Alessandro Cecchini, Barbara Ciacci, Ludovica Di Donato, Marco Foscari, Francesco mantuano, Sonia Melchiorri, Sara Meoni, Marco Usai |
Durata | 90' |
Produzione | Compagnia Il Carro dell’Orsa |
Organizzazione | Organizzazione Rossella Compatangelo |
Anno | 2014 |
Genere | Commedia |
Ideazione e realizzazione tecnica | Valerio Sabino |
Applausi del pubblico | Ripetuti |
In scena | Teatro Due dal 3 dicembre al 14 dicembre dal martedì al sabato ore 21.00, domenica ore 17.00 |
sono andata a vedere lo spettacolo con un pò di apprensione perchè sapendo che gli interpreti cantavano pensavo a un miusicol ma alla fine mi sono ricreduta.E’un racconto della guerra vista attraverso storie parallele di tre giovani partiti e forse mai più tornati.E’la storia di povere donne,di mogli di crocerossine di figlie di quell’Italia in cui ancora si credeva in qualcosa e si voleva fare qualcosa anche scrivere lettere accorate alle proprie madri non sapendo se le avessero mai più riviste.Mi sono commossa e mi è venuto un brivido pensare che cosa hanno passato i nostri giovani le loro famiglie i drammi e sopratutto come alla fine si conclude lo spettacolo; far conoscere queste storie ai nostri giovani parlargli e dirgli a voce altaMAI PIù GUERRA.perciò dico grazie ragazzi di avere recitato benissimo tra l’altro e cantato canzoni che per un momento mi hanno fatto tornare ragazzina