New York, piena estate, notte fonda. Il bollettino meteorologico parla del record di caldo mai raggiunto prima: 40 gradi percepiti. In un appartamentino al quattordicesimo piano Mel (Fabio Galadini), un uomo d’affari, non riesce a dormire. Da ore è avvinghiato a una sedia, per il freddo dei quattro gradi che emana il climatizzatore.

Scritta per il cinema nel 1971 dal drammaturgo statunitense Neil Simon, “Il prigioniero della Seconda Strada” è tutt’ora una commedia attuale: il tema politico-sociale della crisi economica americana, quando negli Stati Uniti ci fu il maggior numero di disoccupati. Il quarantottenne Mel è uno di loro, ha appena perso il lavoro dopo 22 anni e ora tutto ciò che gli sta attorno lo infastidisce: i rumori della metropoli, il brusio dei vicini, il freddo del bocchettone dell’aria condizionata, la montagna di spazzatura dimenticata sul balcone e le eccessive premure di sua moglie Edna (Veronique Vergari). Da questi piccoli inciampi marginali, si compone il profilo drammaturgico del personaggio maschile di Mel. Dalle sbavature dell’ordinaria routine, si scivola nella perdita totale d’identità. Nello spazio chiuso di un soggiorno vintage, arredato da divani e poltroncine di velluto impolverato, la scena – più adatta forse a un atto unico – presenta vari momenti della vicenda psicotica della coppia. I passaggi dell’azione, la cronaca giornaliera della New York dei primi anni Settanta, sono chiariti dalla voce radiofonica fuori campo di Riccardo Bàrbera, che descrive la frenesia della città. «Quando cerchi aiuto, sono tutti fuori a pranzo già alle dieci del mattino», dice Mel al culmine dalla depressione. Sarà Edna ad aiutarlo: smettendo di essere una casalinga per tornare ad indossare, nella serietà di un tailleur, i modi di segretaria. I ruoli si capovolgono e gli abiti cambiano. Mel vinto dalla pigrizia compare sempre più sciatto in tuta e scarpe da ginnastica. Edna, all’opposto, vive un momento di rinascita.

Benché il ritmo del copione sembri richiedere comicità i due interpreti, forse emozionati dall’impatto della prima, non contribuiscono a confermare l’attesa; soprattutto la Vergari che non segue quasi mai i tempi della battuta, né fa filare la recitazione senza l’ombra di un inciampo linguistico. Ma proprio quando la distrazione sembra dilagare tangibile e sonora tra la platea quattro giovani attori (Loris De Luna, Alessandra Allegrini, Simona Meola e Paola Calliari), spezzano il ritmo passivo del secondo atto. Con una recitazione decisa, sciolta, ben modulata e tempi comici appropriati, il finale ottiene finalmente compiutezza. Grazie alla capacità interpretativa dei personaggi secondari, “Il prigioniero della seconda strada” riesce, forse troppo tardi, a far respirare quell’aria newyorkese, tanto ricercata.

 

TitoloIl prigioniero della Seconda strada
AutoreNeil Simon
RegiaFabio Galadini
MusicheGiovanni Di Cosimo
SceneTeatri Soratte
CostumiTeatri Soratti
SuonoFrancesco Guglielmi e Giammarco Orati
LuciFrancesco Guglielmi e Giammarco Orati
Aiuto regiaRosa Morelli
InterpretiFabio Galadini, Veronique Vergari, Loris De Luna, Alessandra Allegrini, Simona Meola, Paola Calliari e con la partecipazione di Riccardo Bàrbera
Durata100'
ProduzioneCompagnia Teatri Soratte
Anno2015
Generecommedia
Applausi del pubblicoTimidi
CompagniaTeatri Soratte
In scenadal 5 al 17 maggio al Teatro dell'Angelo - via Simon de Saint Bon 19, Roma (Prati)