Siamo tutti fratelli di culla quando Francesco Montanari entra in scena e, distribuendo volantini al pubblico, dà inizio a “Il più bel secolo della mia vita”. Facciamo tutti parte dell’Associazione Nazionale Figli Adottivi e Genitori Naturali, che da anni si batte per la modifica dell’articolo 28 della Legge 184/83, che ancora oggi non permette ai figli non riconosciuti alla nascita di sapere le proprie origini e l’identità dei genitori naturali se non dopo aver compiuto 100 anni. Un secolo in attesa di sapere le informazioni indispensabili per poter completare la propria identità personale, esistenziale e biologica.
Questa attesa è vissuta da Giovanni e Gustavo, due N.N., rispettivamente di 34 e 99 anni, in maniera diametralmente opposta: l’uno ancorato al passato, l’altro proiettato nel futuro. Giovanni e Gustavo sono i lati della stessa medaglia, sono il bianco e il nero, sono il qui ed ora e l’eterno procrastinare. E sono Giorgio Colangeli e Francesco Montanari, uno protagonista assoluto, strepitoso, divertente e divertito; l’altro robusta spalla, più ingenuo ma ugualmente bravo. Assieme sono una coppia più che riuscita dotata di tempi comici perfetti, che rendono l’ironia, a volte un po’ troppo bassa del testo, comunque apprezzabile. Un’ironia spesso dissacrante, che lascia spazio, nel secondo atto, alla riflessione. Momento in cui le due visioni opposte sul come vivere e, soprattutto, sulle origini sconosciute si toccano e diventano identiche. La fame di vita del centenario Gustavo e la perenne insicurezza di Giovanni, spia di una personalità infantile che rifugge le responsabilità e sulla quale si fonda anche il legame sentimentale con Arianna (Maria Gorini), sono più vicine di quanto si pensi.
Il testo di Alessandro Bardani e Luigi Di Capua, che curano anche la regia, affronta con leggerezza un tema importante. Spesso è una leggerezza macchiata dal gusto della battuta facile che, va detto, viene però sempre servita dalla bravura di Colangeli che, ricoprendo il ruolo del romano verace, ferma il personaggio un momento prima che degeneri nella banale volgarità. Cosa davvero non facile ma che dà la cifra del mestiere. E che diventa l’àncora dell’intero spettacolo.
Titolo | Il più bel secolo della mia vita |
Autore | Alessandro Bardani e Luigi Di Capua |
Regia | Alessandro Bardani e Luigi Di Capua |
Musiche | Deserto Rosso e Vittorio Giannelli |
Scene | Gaspare De Pascali |
Costumi | Laura Di Marco |
Interpreti | Giorgio Colangeli e Francesco Montanari con Maria Gorini |
Durata | 120' |
Produzione | Produzione Casanova Teatro |
Applausi del pubblico | Ripetuti |
In scena | Al teatro Piccolo Eliseo di Roma fino al 3 gennaio 2016 |
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