Benvenuti nel “tafagno”, il buco attorno al quale è aggrappato un vortice di scale, vecchi mobili, ballatoi con panni stesi, pezzi di stanze e di vita. Benvenuti nel “Cielo in una stanza” che Punta Corsara (in scena al Teatro Vascello fino all’8 ottobre 2017) fa entrare nelle case che non hanno “più pareti ma alberi”, proprio come la famosa canzone scritta da Gino Paoli e interpretata da Mina nel 1960.
Negli anni Novanta «è peggio di un girone dantesco» questa scatola disordinata in cui un gruppo sparuto di anime cerca di sopravvivere, reinventandosi un’esistenza in seguito al crollo del palazzo avvenuto dieci anni prima. Un “tafagno”, appunto, ma che nella Napoli degli anni Cinquanta – quelli della speculazione edilizia e di Achille Lauro – è sembrato un “miracolo” a quella giovane coppia che, di ritorno dalla Svizzera, riesce finalmente a metter su casa. Il palazzo di via Miracolo a Milano 43 è dunque ancora il centro di una comunità di personaggi, sbilenchi come i muri dell’edificio, aggrappata a quel che resta e quasi sospesa in un limbo, fatto di ciò che c’era e non c’è più.
Emanuele Valenti e Armando Pirozzi cuciono un testo, ambientato in una Napoli che poi è lo specchio dell’Italia intera e gli danno un incipit scoppiettante che richiama alla memoria la classica commedia Eduardiana. A partire dai personaggi carichi di umanità: una madre, che spazza polvere e ricordi e suo figlio, un ragazzo svogliato e indifferente; Carmela Amedeo, vedova ossessionata dai piccioni; Alce Nero, uomo che si veste da indiano americano e che vive sfuggendo alla realtà; Arturo Speziale, detto “il sotterrato”, rimasto incastrato tra le macerie da dieci anni e la cui voce fuoriesce da un wc; e Alfredo, l’unico razionale, che cerca di convincere gli altri condomini ad ascoltare l’avvocato e a firmare l’atto con il quale mettere fine allo stato di emergenza, per ricostruirsi una vita.
In un continuo andirivieni tra gli anni Cinquanta e i Novanta, “Il cielo in una stanza” mantiene solo a metà le sue promesse e come l’inizio è coinvolgente, armonioso, trascinante e ricco, così il finale risulta squilibrato, disordinato e quasi scollato dal registro iniziale. Se la prima metà dello spettacolo sorprende e cattura, la seconda scivola nel già visto, quasi fosse stata scritta da mani diverse o forse solo meno ispirate. Peccato.
Titolo | Il cielo in una stanza |
Autore | Armando Pirozzi e Emanuele Valenti |
Regia | Emanuele Valenti |
Scene | Tiziano Fario |
Costumi | Daniela Salernitano |
Luci | Giuseppe Di Lorenzo |
Interpreti | Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Vincenzo Nemolato, Valeria Pollice, Emanuele Valenti, Gianni Vastarella e Peppe Papa |
Durata | 75' |
Produzione | Fondazione Teatro di Napoli – 369gradi, Compagnia Punta Corsara |
Applausi del pubblico | Fragorosi |
In scena | Al Teatro Vascello di Roma dal 4 all'8 ottobre 2017 |
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