Il cambio dei cavalli

C’è ironia che stempera i momenti più riflessivi; c’è leggerezza che mitiga l’analisi psicologica dell’animo umano; c’è ancora garbo che arricchisce il linguaggio. In una parola Franca Valeri. Con il suo ultimo testo “Il cambio dei cavalli” l’attrice ripropone una “famiglia artistica” ormai collaudata. Il regista, Giuseppe Marini anche questa volta le regala eleganza, mettendo a completa disposizione il suo talento in maniera discreta, celandosi tra le pieghe dello spettacolo senza mai prevaricare, a intelligente servizio di un’artista così grande. Al fianco della Valeri, frequente compagno anch’esso sul palco, Urbano Barberini, in un ruolo che ormai l’attore conosce bene, quello del figliastro. Il gioco di battute e di rimandi di cui la coppia è protagonista anche in questa pièce, restituisce al pubblico sempre qualcosa di teneramente vero.

La storia ruota attorno a una vecchia signora raffinata (Franca Valeri), un ricchissimo imprenditore ma soprattutto figlio dell’amante storico dell’anziana donna (Urbano Barberini), morto da alcuni anni, e una specie di escort (Alice Torriani) che mira a sposare l’indolente imprenditore. E il cambio di cavalli che dà il titolo allo spettacolo non è altro che la pausa che l’imprenditore si prende dalla sua vita, in compagnia dell’improbabile matrigna alla scoperta di un padre che in realtà non ha mai davvero conosciuto. I dialoghi tra la vecchia signora e il figliastro valgono da soli tutto lo spettacolo: divertenti e conditi di battute argute, sono la cifra stilistica alla quale Franca Valeri ci ha da sempre abituati. Il consolidato duo è ottimamente accompagnato da Alice Torriani, bella e brava nei panni della escort, un po’ svampita, un po’ arrampicatrice sociale.

Gli attori sono calati in una scena lineare e pulita firmata da Alessandro Chiti che divide il palco in due altezze, dando movimento all’intero spettacolo. Luci e musiche sono al servizio del testo e, soprattutto, della sua immensa protagonista che, a discapito del tempo che passa, resta una luce mai affievolita del teatro italiano.