«Sono stato colpito da racconti di imprese avventurose, magnificate come splendide gesta eroiche, anche se non si trattava poi che di turbolente trasferte verso stadi rivali, seguite da obbligati pestaggi con gli ultrà locali. Pur immune da tifo calcistico, sono stato affascinato dall’intensità con cui erano vissuti e venivano revocati quei momenti. E mi è apparso chiaro che il calcio e la aprtita non erano che banali pretesti per vivere momenti di passione e di gioia collettiva, strappati a un grigio presente, a una vita umiliata, così avara di felicità e speranza».
Così Nanni Balestrini introduce il suo romanzo “I furiosi” portato oggi sulle scene dal regista Fabrizio Parenti con l’adattamento di Federico Flamminio. Un viaggio raccontato dai protagonisti del mondo ultrà, senza filtri e dal punto di vista degli stessi protagonisti dai soprannomi improbabili (Marabù, Occhione, Nibbio, Picchio), lontano da ogni studio sociologico, ma che traspira verità, vita, cuore, passione e sangue.
Esatto, sangue: quest’ultimo elemento è il protagonista degli incontri/scontri tra opposte fazioni, generato da una violenza definita come «bella perché ce l’abbiamo nel sangue, la bellezza di quando spacchi tutto è un momento che ti esalta quando vedi la fiammata o il poliziotto che scappa o quando arriva il blindato e sei in mezzo a un carosello, quando senti i vetri che cadono, l’odore dei lacrimogeni, le fiammate delle molotov, la gente che corre, le urla è un attimo che sale sale sale e poi in un attimo esplode».
Moderni gladiatori. Così vengono presentati sin dall’entrata in scena. Illuminati da spotlight che ne esaltano le fattezze, immobili in pose classiche di statue greche, dai costumi che rievocano un passato ellenico esaltato da corpi plastici marmorei proiettati alle loro spalle. Macchine robotiche che inizano a muoversi attraverso monologhi che li introducono. Bastano poche pennelate per creare quattro personaggi che prendono vita solo quando iniziano ad interagire, quando si fondono all’interno del gruppo che è quello delle Brigate Rossonere in partenza per la trasferta in terra di Sardegna. Il viaggio in aereo, la goliardica violenza del tragitto, il trasferimento allo stadio, l’occupazione della curva riservata ai tifosi ospiti ed i cori prima di sostegno, poi di scherno infine di sfida verso l’opposta fazione. Il tutto concluso dal blitz dei tifosi rossoneri nella curva cagliaritana, con il furto dello striscione simbolo dell’opposta fazione, quello del gruppo ultrà I Furiosi ed esposto come trofeo di guerra qualche domenica dopo allo Stadio San Siro di Milano.
Il racconto, strutturato in 11 capitoli o canti, miscela racconti pubblici (dall’episodio dello strisicione avvenuto nel febbraio del 1992, allo scontro tra tifosi rossoneri e doriani l’anno successivo a Pontecurone) a ricordi privati dei protagonisti. Si partecipa alla costruzione, illustrazione e – senza essere troppo pedanti – anche alla spiegazione di un mondo di moderni “guerrieri”, legati da un codice d’onore tutto loro che trasforma il nemico di un mio nemico in mio nemico (le forze dell’ordine), ma crea anche una inaspettata solidarietà di fronte ad una tragedia collettiva che colpisce un’opposta fazione come quella degli ultrà del Liverpool colpiti dalla morte di 96 tifosi rimasti schiacciati e soffocati allo stadio Hillsborough di Sheffield durante la semifinale di FA Cup tra Liverpool e Nottingham Forest. Episodio che porta la curva rossonera a cantare l’inno della squadra avversaria durante una partita di Champions League, quel “You’ll Never Walk Alone” (Quando cammini nel bel mezzo di una tempesta, tieni bene la testa in alto e non aver paura del buio alla fine della tempesta, c’è un cielo d’oro e la dolce canzone d’argento cantata dall’allodola cammina nel vento,cammina nella pioggia, anche se i tuoi sogni saranno sconvolti e scrollati va avanti, va avanti con la speranza nel tuo cuore e non camminerai mai da sola…), rievocato dai quattro magnifici interpreti Giampiero Judica, Fabrizio Parenti, Alessandro Riceci e Josafat Vagni, nel momento di maggior impatto emotivo ed emozionale dello spettacolo.
Un racconto multimediale, che mette in scena parole e corpi di chi vive in perenne battaglia contro il mondo e contro i propri stessi demoni, di chi non trova altro modo di sfogare la frustrazione di una vita vissuta al di sotto delle rispettive aspettative. Uno spettacolo che colpisce allo stomaco, bypassa il cervello per arrivare direttamente al cuore. Ami e insieme odi i quattro protagonisti con la medesima intensità. Una scarica adrenalitica intensa, che cambierà il nostro modo di vedere gli ultrà, da ora in avanti.
Titolo | I Furiosi |
Autore | Nanni Balestrini tratto dal suo omonimo romanzo |
Adattamento | Federico Flamminio |
Regia | Fabrizio Parenti |
Scene | Massimo Bellando Randone |
Costumi | Massimo Bellando Randone |
Suono | Antonio Iodice |
Aiuto regia | Carla Chiarelli |
Interpreti | Giampiero Judica, Fabrizio Parenti, Alessandro Riceci, Josafat Vagni |
Durata | 80' |
Produzione | Teatro di Roma |
Ideazione e regia teaser video | Francesca Del Guercio |
Anno | 2016 |
Genere | drammatico |
Applausi del pubblico | Fragorosi |
In scena | Teatro India di Roma |
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