Coniugi

Due coniugi litigano, lui ha invitato un vecchio amico a cena, lei non lo vuole. Per quale motivo? Perché lui non verrebbe con la moglie, testé ripudiata, ma con la giovane amante. E’ solo amicizia, o solidarietà femminile a spingere la moglie a maltrattare l’amico fedifrago e l’amante, fino a commettere l’apparente follia di rifiutare un dono munifico che l’uomo propone alla coppia, solo per apparente affetto? O forse i rapporti amicali nascondono segreti inconfessabili, sogni reconditi, voglie represse? Le coppie reggeranno al tumulto delle passioni, alla voglia di cambiamento, al fascino della ricchezza?

Due coppie di amici di lunga data, un’amante e un episodio che accade una sola volta nella vita. Cosa fareste doveste vincere una grossa somma di denaro? Questa la domanda che attraversa la vicenda di “Coniugi“. Le risposte gettano una patina di disincanto sui rapporti matrimoniali che capriccio e denaro sembrano poter mettere in discussione. Battute continue, situazioni comiche e ritmi incalzanti scandagliano i rapporti tra coniugi che appaiono sempre più condizionati dall’individualismo  e dall’opportunismo.

Tutto ciò viene esplorato in questa frizzante commedia del franco-tunisino Eric Assous, ben adattata nella versione italiana per la regia di Giancarlo Fares, con una continua alternanza di piani temporali che svelano piano piano il pregresso della vicenda e i complessi rapporti tra i personaggi. I quattro in scena, ben bilanciati (i più pacati e insipidi Saverio e Luana, i prorompenti Berto e Patrizia) si incontrano, scontrano e scambiano partner e battute con feroce brillantezza, ben guidati da una regia equilibrata e mai prevaricante. Ottimi gli interpreti, ben scelti e aderenti ai personaggi. “Coniugi” è una commedia brillante e raffinata, che ricorda come la felicità non sia una condizione permanente, ma la continua ricerca di un equilibrio. Il pubblico gradisce, si diverte e – perché no? – riflette.