Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni

«Quanto è difficile restare dentro ai confini del no». Forse risiede tutto in questa frase il significato del gesto che quattro anziane donne greche hanno compiuto, stremate dalla crisi e che la coppia Deflorian/Tagliarini ha riportato in scena al Teatro India all’interno dell’articolato progetto “Trilogia dell’invisibile”. Ad aprire la retrospettiva sui due autori-attori lo spettacolo “Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni” che racconta cosa succede nella mente di quattro donne che hanno deciso di suicidarsi e lo fa attraverso l’espediente del teatro nel teatro. Gli attori entrano ed escono dai personaggi (un modo per viverne i pensieri che li agitano negli istanti precedenti al gesto estremo), in un continuo gioco di rimandi alla loro personale realtà.

Si parte dall’ammissione di non riuscire ad andare in scena, di non essere preparati al punto tale da poter sostenere uno spettacolo. Poi, però, le parole si susseguono con agilità e piano piano la storia fa il suo corso: dall’immagine forte, tratta dalle pagine iniziali del romanzo “L’esattore” dello scrittore greco Petros Markaris, al biglietto che recita: «… Abbiamo capito che siamo di peso allo Stato, ai medici, ai farmacisti e a tutta la società. Quindi ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni. Risparmierete sulle nostre pensioni e vivrete meglio».

Le quattro figure che si preparano al tragico epilogo sono un concentrato di domande, le stesse che ognuno di noi si porrebbe se si trovasse nella stessa situazione. E i quattro attori (a fare da spalla alla coppia Daria Deflorian e Antonio Tagliarini ci sono Monica Piseddu e Valentino Villa) si alternano in monologhi sul perché suicidarsi, sul modo di portare a termine questa intenzione e sul come ci si sentirebbe se si fosse al posto delle anziane. I protagonisti parlano senza mai dialogare fra di loro su di una scena spoglia dove ci sono solo 3 sedie e un tavolo con alcuni oggetti, gli stessi presenti nella foto.

“Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni” è un originale esperimento teatrale che fa riflettere. Non è teatro civico perché sebbene si parli della crisi, è solo il pretesto per analizzare le psicologie dei personaggi. Di certo è un esperimento drammaturgico coraggioso, raro.