Nel buio di una squallida cella del carcere di Secondigliano, sezione protetta degli “infami” e dei crimini “vergognosi”, due uomini a confronto: Salvatore, detto Totore, guaglione della potente cosca dei D’Urso, in carcere per l’omicidio di un prete anticamorra e Marcello, ex professore, omosessuale ossessionato dai film di Hedy Lamarr, la famosa diva degli anni ’40.
I due si affrontano in un doloroso corpo a corpo, un viaggio tra amore e odio, sogno e realtà, tenerezza e sopraffazione, frutti di due mondi apparentemente così lontani eppur così vicini. Salvatore e Marcello si specchiano uno nell’altro attraverso il ribrezzo e il disgusto iniziali, che si trasformano prima in complicità ed infine in comunanza e solidarietà.
Un dramma a due che descrive con poche pennellate un universo fatto di disperazione, spirito di sopravvivenza, violenza e vendetta che cavalca e parzialmente travalica i luoghi comuni.
Arnolfo Petri (anche autore della piece e co-regista insieme ad Angela Di Maso) e Gianfranco Lettera si dividono il palcoscenico con le belle scene di Armando Alovisi e le luci espressioniste di Ettore Nigro. Petri, dalla recitazione sin troppo accademica, risulta freddo, distaccato e poco naturale; Gianfranco Lettera nella parte del camorrista appare più convincente, ma la miscela tra i due tarda a crearsi. I dialoghi risultano artefatti e meccanici e, nonostante il contesto, non ci si libera mai dalla sensazione di assistere ad un pezzo recitato piuttosto che verosimilmente “vissuto”.
Titolo | Camurria |
Autore | Arnolfo Petri |
Regia | Arnolfo Petri, Angela Di Maso |
Musiche | Marco Mussomerli |
Scene | Armando Alovisi |
Costumi | Alessandro Gaudioso |
Interpreti | Arnolfo Petri, Gianfranco Lettera |
Anno | 2010 |
Genere | Drammatico |
Applausi del pubblico | null |
Compagnia | Compagnia Arnolfo Petri |
In scena | fino al 9 maggio al Teatro dell'Orologio - Sala Gassman di Roma |
Nessun commento