Come in uno specchio oscuro, i molteplici riflessi del “Calderón” si sovrappongono e si confondono. La protagonista Rosaura sogna: tre sogni vissuti come lugubri apparizioni e un quarto soltanto raccontato. Federico Tiezzi reinterpreta il testo di Pasolini che a sua volta si ispirava a “La vita è sogno” di Pedro Calderón de la Barca. E guarda a Las Meninas, il dipinto di Diego Velázquez che è ambientazione e riferimento del dramma, attraverso lo sguardo di Pablo Picasso: il quale non a caso realizzò 58 variazioni, proprio a partire dal capolavoro Seicentesco. Emblematico riferimento al picassiano “periodo rosa” è il costume d’arlecchino intriso di malinconia che indossa sul palco Pablo. I genitori di Rosaura, personificazioni incipriate e livide di un potere rigido e conformista, sono invece ingessati nelle severe geometrie di gonne e gorgere in bianco e nero, contrapponendosi così al morbido candore della figlia in camicia da notte.
Nell’iterazione di sogni, sempre diversi ma strutturalmente analoghi, Rosaura procede attraversando età della vita e spazi sociali: giovane nobile, prostituta trentenne, signora piccolo-borghese. In ciascuna situazione, la protagonista esprime mediante simbolici amori incestuosi, il proprio vano tentativo di ribellione al sistema che proprio per sopravvivere e rafforzarsi ha bisogno di nemici, critici e oppositori; le rivoluzioni sono forse velleitarie e non manca chi si ritrova escluso anche all’interno degli esclusi.
L’elevata complessità del testo trova nell’allestimento Tiezzi-Lombardi un indiscutibile talento attoriale e soprattutto un impatto visivo notevole. Le luci glaciali sulle alte pareti grigie disegnano i luoghi del sogno, tramutandoli in lager e in obitorio: un inferno lunare, visitato da allucinazioni funeree. L’incanto scenico non è tuttavia sufficiente a sostenere un ritmo rallentato ed estenuante e l’opera rimane ostica e lontana. La drammaturgia di Lombardi, Sinisi e Tiezzi non riesce a scavare nella modernità pasoliniana; né tantomeno a riempire di sfaccettature contemporanee un concetto ricorrente e insistito come quello di “borghesia”: che finisce per riecheggiare ormai vuoto di senso fra gli sbadigli indolenziti della platea.
Titolo | Calderón |
Autore | Pier Paolo Pasolini |
Adattamento | Drammaturgia di Sandro Lombardi, Fabrizio Sinisi e Federico Tiezzi |
Regia | Federico Tiezzi |
Musiche | Canto: Francesca Della Monica. La canzone "Ahi desesperadamente" è stata appositamente musicata da Matteo d’Amico |
Scene | Gregorio Zurla |
Costumi | Giovanna Buzzi e Lisa Rufini |
Coreografie | Raffaella Giordano |
Luci | Gianni Pollini |
Aiuto regia | Assistente alla regia: Giovanni Scandella |
Interpreti | In ordine di apparizione: Sandro Lombardi, Camilla Semino Favro, Arianna Di Stefano, Sabrina Scuccimarra, Graziano Piazza, Silvia Pernarella, Ivan Alovisio, Lucrezia Guidone, Josafat Vagni, Andrea Volpetti, Debora Zuin e con la partecipazione straordinaria di Francesca Benedetti |
Durata | 140' |
Produzione | Teatro di Roma e Fondazione Teatro della Toscana |
Anno | 2016 |
Applausi del pubblico | Timidi |
In scena | Dal 20 aprile all’8 maggio al Teatro Argentina - Largo di Torre Argentina, 52 - Roma |
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